domenica 27 marzo 2016

Storia di una conversione

Corrado Bevilacqua
Una storia vera

Viveva nella città d Venezia un ateo, un filosofo materialista chiamato **, autore di molti libri, saggi, articoli, pubblicati su riviste specializzate e sulla stampa ordinaria, il quale non s'era accontentato di vivere nell'errore, ma aveva usato la sua intelligenza e la sua cultura per convincere anche chi credeva  a smettere di credere.
Nella sua guerra contro la religione, la sua intelligenza e la sua cultura gli avevano tuttavia  sempre evitato di assumere posizioni estreme. Allo stesso modo. egli non pensava che la religione fosse solo "oppio dei popoli". Egli considerava l'affermazione di Marx sulla religione "oppio dei popoli" l'espressione di un infantilismo di sinistra che faceva il paio con un analogo infantilismo riguardante il problema dello stato.
Egli considerava la religione una forma di alienaziome alla Feuerbach, ma non si era fermato a Feuerbach come aveva fatto Marx. Per ** la religione era, come aveva scritto Burckhardt, una delle grandi potenze della storia. Le altre due erano la cultura e lo stato. Secondo Burckhardt, lo stato aveva trovato la  sua più elevata forma espressiva nel Rinascimento e in particolare nella Repubblica di Venezia.
In realtà, Burckhardt era caduto vittima del mito di Venezia che aveva le sue radici in opere comeil De Situ di Sabellico, Venezia città nobilissima e singolare di Francesco Sansovino e nel De magistratibus di Gasparo Contarini, dove lo stato veneziano era considerato un modello di stato misto.
Il mito di Venezia aveva tratto in inganno i seguaci fiorentini di Savonarola, ma non era riuscito a fare altrettanto con Machiavelli, Bodin e, qualche secolo dopo, con Leopold von Ranke che dedicò un importante saggio alla Venezia del Ciinquecento.
Malgrado il suo materialismo, ** non considerava l'uomo né una macchina né un computer. Per ** , Cartesio era stato tremendamente ingenuo Cartesio a concepire l'uomo come una macchina idraulica composta di tubi, pompe aspiranti, prementi, leve, stantuffi, valvole; ed era altrettanto ingenuo chi oggi sostituiva neuroni e sinapsi alle pompe e agli stantuffi di Cartesio.
Per lui. come per Cassirer, l'uomo era un animale simbolico, per capire l'uomo occorreva capire il complesso della sua opera, la quale era rappresentata dal linguaggio, dal mito, dall'arte, dalla musica, dalla religione.
Per lui, come per Marx e per Kierkegaard, l'uomo era un animale sociale che solo nella società poteva o isolarsi, come Il lupo della steppa di Hesse, o "passare al bosco", per usare una efficace espressione di Junger.
Nella disputa fra Lucàcks e Korsh, egli aveva assunto la posizione di Korsh. Per lui, Marx era un rivoluzionario. L'emblema della sua rivoluzione erano le Tesi su Feuerbach. La disputa sul marxismo non poteva ridursi a una questione di metodo, come pensava Lucàcks.
Egli pensava che la teoria della evoluzione, versione Gould-Eldridge-Stanley costituisse un'utile approssimazione a quello che era accaduto nella realtà. L'evoluzione non procede linearmente, ma a salti, le mutazioni avvengono a grappoli. L'ultima di queste grandi mutazioni genetiche era avvenuta tra i trenta  e i quarantamila anni fa con l'apparizione dell'uomo moderno - mento aguzzo, fronte verticale, polsi e caviglie sottili. In men che non si dica egli eliminò e probabilmente mangiò i neandertaliani che già abitavano il pianeta. In alcune regioni trovarono un modo di convivere. I discendenti di quei sangue misto camminano accanto a noi per le strade delle nostre città.
Un giorno, passando davanti  a una chiesa, il protagonista della nostra storia avvertì uno strano desiderio di entrare. Entrò e si guardò attorno. Egli era stato battezzato in quella chiesa e aveva fatto la prima comunione. Successivamente aveva servito messa. Allora, la messa veniva detta in latino; il sacerdote voltava le spalle ai fedeli... La prima volta che aveva risposto messa aveva provocato un incidente, rovesciando l'ampolla del vino.
Si avvicinò allo scaccino e gli chiese se c'era il parroco. Lo scaccino rispose che se voleva, lo andava a chiamare. In quel mentre, arrivò il parroco. Lo scaccino si allontanò. I due rimasero a confabulare da soli. Chi li vide, raccontò che parlavano fitto. Il giorno dopo, il parrroco fu visto suonare il campanello dell'abitazione **. Il parroco tornò più volte in quella casa incuriosito dallo strano comportamento del suo strano parrocchiano; finché una sera, ricevette una telefonata da parte del suo eccenrico parrocchiano che gli disse che voleva confessarsi. Il parroco non interpose tempo e andò a casa del suo  parrocchiano. La confessione durò un paio d'ore durante le quali il protagonista della nostr storia analizzò la sua vita alla luce dei Dieci comadamenti.
Alla fine, esausto, il parroco pronunciò l'Io ti assolvo. Il giorno di Natale il protagonista della nostra storia andò alla mesa delle dieci. Al momento della comunione il protagonista della nostra storia provò una strana sensazione, come se una mano si fosse appoggiata sulla sua  spalla. Il segnale era chiaro. Il tempo della libera uscita era fnito. Era arrivato il tempo del ritorno in seno a madre Chiesa.
Il protagonista della notra storia aveva ricevuto una educazione religiosa tradizionale. A chi gli chiede cosa gli è accaduto, egli risponde di chiederlo al Creatore. Per il protagonista della nostra storia, era stata la mano che aveva sentito posarsi sulla spalla a indicargli la strada. Si mise in coda e avanzò lentamente verso il sacerdote  che distribuiva le ostie consacrate.
A chi gli obietta la sua nicoerenza egli rispnde che egli hasentito una mano posarsi sullae che attorno a lui c'era il vuoto.

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