venerdì 4 marzo 2016

Il test del dolore




Nel saggio Del sentimento tragico della vita, Miguel de Unamuno distinse fra l'"uomo dei filosofi" e "l'uomo in carne ed ossa" e aggiunse che la coscienza di se' dell'uomo ha origine dal dolore. In altre parole, prima di essere un "animale razionale", un "animale politico", l'uomo e' un "animale che soffre" (M. de Unamuno Del sentimento tragico della vita, Guanda)
In 2001 Odissea nello spazio, Stanley Kubrik immaginò un computer che provava dei sentimenti. Nel romanzo Il nuovo mondo moderno Aldous Huxley, fratello di Julian Huxley, lo scienziato che legò il proprio nome alla versione standard della teoria della evoluzione, dimostra che è sufficiente un banale errore di replicazione di esseri umani per riportare la più avanzata delle società umane alla realtà. Selvaggio, il protagonista del romanzo, infatti, è un replicato che scopre di provare dei sentimenti (A. Huxley Il nuovo mondo moderno, Mondadori).
In termini moderni, potremmo dire che per Miguel de Unamuno l'esperienza del dolore è un sorta di "test di Turing" applicato ai sentimenti umani. Per Nietzsche, penso a certe pagine di Aurora, l'esperienza del dolore offre all'uomo la possibilità di spingere il proprio sguardo oltre il "mondo delle apparenze", quello che in Crepuscolo degli idoli chiamò mondo vero e di scoprire aspetti nuovi della vita e del mondo in cui viviamo. ( F. Nietzsche Aurora, Adelphi).
Noi, intellettuali della terza età, che ci siamo formati in una scuola crociano-gentiliana, siamo riusciti a conservare la nostra umanità, ma i nostri nipoti educati in una scuola asservita a quello che Edmund Husserl chiamò l'"obiettivismo moderno" non si rendono conto della multiformità del reale. Per essi, il mondo, come Louis Aragon scrisse in Un paesano a Parigi,  è o bianco nero. Errore, osservò Aragon, il mondo è multicolore. (L. Aragon Un paesano a Parigi, Il saggiatore)
Il prodotto più avanzato dell'obiettivismo moderno sono le "smart bombs" che son delle bombe "oggettivamene" cartesiane in quanto fondate sul principio cartesiano in base al quale, trasfomata la superficie della terra in una mappa, esiste un solo punto che è individuabile in base a un sistema cartesiano di coordinate.
Ero un ragazzino di 13 anni, quando mi posi per la prima volta il problema affascinante del futuro dell'universo. Il tramite fu il libro, allora fresco di stampa, di George Gamow Uno due tre infinto. Gamow parlava della teoria del Big Bang. Da allora son trascorsi quasi sessant'anni. Le nostre conoscenze del mondo in cui viviamo son aumentate enormemente. Questo fatto invece di aiutarci a rispondere alle domande di sempre - Chi siamo? Da dove veniamo? Dove andiamo? - ci ha creato delle ulteriori difficolta' che la scienza non e' in grado di superare. (A. Gargani Il sapere senza fondamenti, Einaudi)
Per la scienza e' vero e' ciò che può essere dimostrato falso. Il sapere scientifico non ha fondamenti. Esso si basa infatti su ipotesi che devono sostenere il test della sperimentazione, ma essa non aumenta la nostra conoscenza del fenomeno che stiamo studiando (P. Medawar I limiti della scienza, Boringhieri).
L'invenzione del metodo sperimentale rivoluzionò la nostra conoscenza del mondo. Galileo immaginava che il mondo esterno fosse paragonabile ad un grande libro scritto in linguaggio matematico. (E. Bellone Il sogno di Galileo, Il mulino; H. Blumberg La leggibilità del mondo, Il mulino).
Werner Heisenberg, con l'autorità che gli veniva dal fatto di aver vinto un Nobel a vent'anni, spiegò con grande chiarezza che il lavoro dello scienziato era tutto meno che neutrale e che ciò che egli studiava non era la Natura, ma l' immagine che egli s'era creato della natura. (W. Heisenberg Natura e scienza moderna, Garzanti)
In conclusione, noi viviamo in un mondo di rappresentazioni. Il neoliberismo fa parte di queste rappresentazioni. Solo il dolore non è rappresentazione. Il dolore è l'elemento fondamentale della nostra esistenza. Come scrisse Leopard nel Canto notturno, "nasce l'uomo a fatica ed è rischio di morte il nascimento, prova pena e tormento per prima cosa ed i genitori lo prendono a consolar dell'essere nato...".
In termini filosofici, potremmo dire che la nostra angoscia nasce dalla nostra coscienza di essere-per-la-morte. Quando la mia gatta morì, essa mi guardò come volesse dirmi che stava male, ma niente di più. Nei sui occhi non c'era il "never more" del corvo di Poe. La nostra consapevolezza di essere-per-la-morte ci porta d fuggire dalla vita come se incosciamente volessimo affrettare l'incontro con la stessa morte.
Quando Primo Levi si suicidò, Rita Levi Montalcini disse che non credeva al suo suicidio. Esso appariva agli occhi della grande scienziata un atto privo di senso. Soprattutto, alla luce della sua polemica con Jean Améry che era stato ad Auschwitz come Levi e aveva scritto sia su Auschwitz in Un intellettuale ad Auschwitz che sul suicidio in Levare la mano su di sé.
La polemica di Levi contro Amery costituiva un capitolo di I sommersi e i salvati. Levi si era salvato da Auschwitz, ma non si era salvato dal senso di colpa che egli viveva proprio per essersi salvato da Auschwitz. Ciò aveva fatto di Levi un testimone della barbarie nazista. Assolto il suo compito con la pubblicazione di Se questo è un uomo, per Levi, la sua vita era diventata priva di senso. Scrisse dei libri. Erano scritti bene, ma nulla più. Una cosa analoga era accaduta a Mario Rigoni Stern dopo Il sergente nella neve. A salvare Rigoni Stern fu il suo amore per la natura. Levi visse il suo dramma nella solitudine come Amery, e come Amery, si uccise anche Levi.

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