giovedì 30 marzo 2017

FAZIO: NO AL TETTO SULLE RETRIBUZIONI IN RAI

Dunque, carduccianissimo dunque. “In una tv che cambia, bisogna assumersi responsabilità e nuovi rischi. D’ora in poi, ovunque sarà, vorrei essere produttore di me stesso…”. Così Fabio Fazio. Nonostante l’Avvocatura dello Stato, interpellata in merito dalla Presidenza del Consiglio, abbia posto i propri dubbi sulla legittimità di un tetto agli stipendi degli artisti Rai (che resterebbe invece per i presentatori-giornalisti come Bruno Vespa), Fabio Fazio sembra pronto a separarsi dalla Tv di Stato dopo oltre un quarto di secolo di stretto rapporto. Lo si inruisce dal tweet scritto ieri dallo stesso Fazio, in cui ipotizza un ruolo da produttore innanzitutto di se stesso. Il limite di 240 mila euro introdotto dalla nuova legge sull’editoria sei mesi fa era stato esteso agli artisti, ai presentatori e ai giornalisti di grido (Annunziata, Vespa) dai consiglieri di amministrazione della Rai, a febbraio 2017. Al momento Fazio è accreditato di uno stipendio di circa 2 milioni di euro l’anno. Chiedo scusa, ma devo rleggere il lancio di agenzia perché non so se ho capito bene. Secondo l'agenzia di informazione citata Fabio Fazio che a suo stesso dire non conosce nemmeno una parola di inglese, guadagnerebbe 2 milion di euro l'anno pari a circa 4 miliardi di vecchie lire. E mi fermo per il momento qui. Domanda. Come si è arrivati alla suddetta cifra? In una economia di mercato è sul mercato in base alla legge della domanda e offerta che si forma il prezzo di un bene. In condizioni di equilibrio il prezzo è uugale al costo marginale nel punto in cui esso taglia la curva del costo medio nel suo punto di minimo. Tale non è il caso di Fazio. Le leggi dell'economia riguardano infstti beni riproducibili. Fazio non è riproducibile. Quindi la sua retribuzione non può essere calcolata come e fosse un normale lavoratore di una catena di montagio al quale è chesto solo di tenere il ritmo di produzione come a Chaplin in Tempi modesrni. Nei casi di individui che fanno lavori che non si concretizzano in beni economici trsdzionali, non esistono dei criteri oggettivi per quantificare il valore economico della loro prestazione. Quanto vale un taglio di Fontana? Non esiste un criterio oggettivo. Esso infatti vale quanto chi è interesato a possederlo è disposto a pagare. La Rai è di stato. Ciò significa che a pagare è lo stato, cioè il popolo italiano trasmite il canmone RAI. Domanda. Siamo sicuri che gli itaiani siano disposti a sborsare 2 milioni di euro l'anno per consentire a Fazio di condurre la sua trasmissioni che, quel che più conta, non è nemmeno fra le più seguite dal pubblico? Qualcuno potrebbe ribattere che gazie a Fazio la Rai mantiene alti gli ascolti nei confronti dei concorrenti e che ciò significa mantenere degli elevati entroiti pubblicitari. D'accordo. La RAI però è di stato e a pagare il suo cachet siamo noi il popolo; perciò dovremmo essere noi a decidere il da farsi. Comnciamo a chiederdi:"Quanti pannoloni per anziani incontinenti si possono comperare con 2 milioni di euro?

mercoledì 29 marzo 2017

Saggi calvinisti

Corrado Bevilacqua Saggi calvinisti ELOGIO DELLA RADIO Un tempo, quando non c'era ancora la tv, le famiglie italiane si riunivano dopo cena, com attorno ad una radio spesso incastonata in un mobile bar ad ascoltare trasmissioni come Il convegno dei cinque, il Concerto Martini e Rossi, Il rosso e il nero condotta da Corrado, I compagnucci della parrocchietta con Alberto Sordi. Alla domenica pomeriggio c'era la partita di calcio con la voce inconfondibile di Nicolò Carosio, seguita da Ballando con noi e da sorella radio per i malati. La musica veniva mandata in onda in diretta. Le radio orchestre più famose erano quelle di Cinico Angelini, di Nello Segurini, di Pippo Barzizza - il padre della soubrette Isa Barzizza - e quella di Alberto Semprini che spesso suonava il piano. Gorni Kramer. il più grande fisarmonicista vivente agi va cin battitore libero Concertino al chiar di luna sotto il balconcino Fu attraverso la radio che, ancora ragazzino, mi resi conto che non esistevano solo i santi, i poeti e i navigatori citati ogni lunedì mattina da Gianni Brera nell'editoriale del Guerrin sportivo, allo stesso modo in cui non esistevano solo i divi dei film americani, ma c'erano anche uomini come il dott Schweitzer al quale la Rai aveva dedicato l'omonimo radio dramma Buona notte dott. Schweitzer, Alexander Fleming inventore della penicillina, il dott. Sabin inventore dell'antipolio assieme al dott Salk. Fu grazie ad un geniale cronista radiofonico che si diffuse: il mito di Fausto Coppi, il campionissimo Memorabili erano gli esordi delle sue radiocronache: "Un uomo solo è al comando, ha la maglia bianco celeste della Bianchi, il suo nome è Fausto Coppi". L'Italia era allora divisa fra cattolici e comunsti, coppisti e bartalisti. Ogni volta che penso a Bartali. mi viene in mente la canzone di Paolo Conte: Quel naso triste come una salita, quegli occhi allegri da italiano in gita. Alla domenica andavi al cinema a vedere qualche film di propaganda americana e nel cinegiornale Luce ti poteva capitare di vedere il campionissimo pedalare in scioltezza sui ripidi tornanti di passo Pordoi; fu attraverso la radio che il mondo seguì la tragedia della rivoluzione ungherese, la rivolta dei Mau Mau in Kenya, l'affondamento della Andrea Doria, la esecuzione dei coniugi Rosenberg, l'elezione a presidente degli USA di Eisenhower che fece tirare un respiro di sollievo al mondo libero. Il suo sfidanre, infatti, Aldai Stevenson era reputato un comunista, e fu attraversso la radio che entrarono nel linguaggio corrente espresssioni come guera fredda e cortina si ferro e che venne decretato il successo di Papaveri e papere e di Vola Colomba al Festival di San Remo. Oggi, la televisione non offre più emozioni pragonabili a quelle della radio, Essa offre solo delle chiacchiere ed una caterva di omicidi, rapimenti a scopo di lucro, stupri, violenze sui minori, sugli anziani e sulle donne, sui malati. La radio inoltre sca SIAMO ITALIANIrty La Camera dei deputati ha votato l'eliminazione di alcumi awaeewcwocdrt.48pla fantasia, arebbe syasi unoizz, 49 e 5del Jobs Act dedicati al lavoro accessorio. L'emendamento prevede anche un periodo transitorio - fino al 31 dicembre 2017 - in cui si potrà continuare ad utilizzare i buoni lavoro già acquistati. Il governo, nel cdm di domani, dovrebbe tradurre in decreto questa decisione della commissione, di conseguenza dall'entrata in vigore dello stesso i buoni lavoro non potranno più essere venduti. Ora, cerchiamo di capirci una volta per tutte, anche se non sarò facile, abituati come siamo a vivere alle spalle dello stato che organizza la nostra vita dalla culla alla tomba, Non a caso, la parola voucher è made in USA dove è in funzione l'unico sistema di protezione del lavoro che ha sempre dato dei frutti: Liberare l'uso delle risorse esistenti da ogni genere di lacci e laccioli. LA PRIMMULA ROSSA G20: Fmi: 'Ripresa accelera, ma restano rischi al ribasso' Il documento preparato per la riunione dei ministri finanziari La crescita economica mondiale è prevista accelerare nel breve termine, ma restano incertezze e i rischi al ribasso. Lo afferma il Fmi nel documento preparato per il G20 dei ministri finanziari e dei Ora, non occorrde essere deiNobel per l'economia per renders conto che la lobalizzazione aprendoke eonomie nazionali e sincronizzando i relativi ciclieconomici. La globalizzaziuone ha reso out of fashion il fenomeno delle locomotive cioè di quelle econonie nazionali che crescono più delle altre (C: Palloix I problemi dello sviluppo in una economia aperta. LETTERA AL SINDACO DI NAPOLI Egregio sindaco, premetto che non sono un simpatizzante di Salvini e non condivido le sue idee, Malgrado ciò non mi sarebbe mai passato per la testa di proibirgli d parlare. Come ella sa una manifestazione puo essere proibita soltanto per motivi di ordihe pubblico.Ma non si può fare uso del potere di veto per scopi ideologici. Nel campo della teoria giuridica nessuno si sognerebbe di giustificare un veto politico sulla base di eventuali divergenze ideologiche, Il diritto ad esprimere liberamente le proprie idee prescinde dalla natura delle stesse idee.Il problema riguarda la possibilià che qualcuno cerchi di mettere in atto certe idee, Ora, allo stato delle conoscenze non ci risulta che sia Salvini il responsabile dello stato penoso di Napoli ma la sua classe dirigente, Come ci insegna la saggezza popolare il pesce puzza dalla testa.La Napoli odierna non è la Napoli della Serao nè la Napoli di Marotta C'è in Oro di Napoli un racconto, quello del pernacchio. Secondo Marotta un pernacchio fatto bene distrugge una reputazione. Con la sua presa di posizone contro Salvini ella ha formito a Salvini un'arma micidiale. Nel film tratto dal racconto di Marotta il prnnacchiatore era Eduardo. Si ricorda la scena? Um nobile avaro e antipatico esce dsl suo palazzo in una elegane auto d'epoca scoperta. Sigmor Giovanni, Antonio, Marullo, Anasasio conte di --- gridano gli astanti. Un attimo silenzio e poi, ecco che irrompe nell'aria sciroccosa del vicolo il rumore stridulo e sibilante come uno Stuka in picchiata, del pernacchio di Eduardo. Signor sindaco Napoli non può cambiare perchè una città è quello che i suoi cittadini vogliono che essa sia. Ella però può cambiare attrgiamento prima che qualcuno le spernacchi dietro alla Marotta RENZI AttACCA A TESTA BASSA Pd, ultimo giorno kermesse Lingotto. Renzi: partita inizia ora, scrivere progetto Paese Ex premier: 'Qualcuno ha cercato di distruggere il Pd' "La partita inizia adesso - ha detto Matteo Renzi al Lingotto -, la mozione sarà scritta la prossima settimana, ma c'è il progetto per il Paese noi non sappiamo se il futuro è maggioritario o proporzionale, abbiamo le nostro idee, ma dopo il 4 dicembre quel disegno di innovazione istituzionale è più debole,la forza delle nostre idee è il confronto con gli altri e allora vincerà chi sarà più forte in termini di progetti e proposte". "Nelle scorse settimane oggettivamente qualcuno ha cercato di distruggere il Pd perché c'è stato un momento di debolezza innanzitutto mia - ha detto ancora Renzi -. Ma non si sono accorti che c'è una solidità e una forza che esprime la comunità del Pd, indipendentemente dalla leadership: si mettano il cuore in pace, c'era prima e ci sarà dopo di noi e ora cammina con noi". Poi ancora: "Essere di sinistra non è rincorrere totem del passato lo diciamo a chi immagina che essere di sinistra è salire su un palco alza il pugno chiuso e canta bandiera rossa. Sono esponenti di una cosa che non c'è più a difendere i deboli. E' un'immagine da macchietta non di politica". "Bentornato a casa tua Paolo Gentiloni, presidente del Consiglio: siamo felici di lavorare insieme a te", ha detto Renzi al Lingotto. "No alla giustizia di chi ha confuso la giustizia con il giustizialismo - ha detto Matteo Renzi al Lingotto.. La Costituzione dice che un cittadino è innocente fino a sentenza passata in giudicato. Sempre, non a giorni alterni. I processi si fanno nei tribunali, non sui giornali. Gli articoli sono del codice penale. Le condanne le emettono i giudici, non i commentatori". "Ci dobbiamo porre il tema di come si sta, ma è un tema che affronteremo da quello che accadrà sulla legge elettorale - ha spiegato ancora Renzi -. La prima alleanza che vale è con i cittadini che credono in noi. Non possiamo replicare modelli del passato se no è chiaro quello che vogliamo fare". Al Lingotto il ministro dell'Istruzione Valeria Fedeli: "Va bene Matteo Renzi e Maurizio Martina, ma accanto a loro mancano due giovani leader donne. Lo dico a Matteo e Maurizio: c'è una mancanza". "Raddoppiare nei prossimi cinque anni i fondi per scuola università e ricerca. E aprire un fronte di discussione con l'Europa per tenere queste risorse fuori da ogni vincolo". "Noi siamo con gli insegnanti se tutti insieme mettiamo al centro le ragazze e i ragazzi, il nostro futuro. Siamo l'unico governo che ha invertito la rotta sui finanziamenti all'istruzione", rivendica Fedeli. "Oggi al #Lingotto17 con Matteo Renzi. Più forza al Pd per il futuro dell'Italia": così su Twitter il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni. Sul palco anche Matteo Orfini: "Sinistra è una parola bella davvero che si porta dietro una storia, che è speranza e passione, noi dobbiamo sempre stare attenti a maneggiare la parola sinistra che non va chiusa in uno spazio angusto, che non può essere minoranza o essere chiusa in un partitino. La sinistra italiana siamo noi, è il Pd, poi ci interessa discutere con tutti". "Con Pisapia - uardare, ma non pensi chi è uscito dal Pd di rientrare con quel listone. La soluzione non è girare le spalle, vigliaccamente andarsene e poi condizionare il partito da cui si è usciti, non ci faremo condizionare". "Nessun veto, non ci sono preclusioni. C'è un progetto politico da costruire insieme che riguarda il Paese", ha detto il capogruppo Pd alla Camera Ettore Rosato risponde a chi gli chiede se vi siano veti a future alleanze con chi ha lasciato il Pd, come i parlamentari di Mdp. "Certo, si può costruire un progetto politico con chi ha chiaro chi sono gli avversari: per noi sono i populisti e la destra, speriamo di trovare i vecchi compagni di strada sulla stessa lunghezza d'onda", aggiunge.Renzi. rivendica l'ambizione di un Pd che, con vocazione maggioritaria pur dopo l'improvviso ritorno al proporzionale, sia motore del "cambiamento dell'Italia", perché sia "più giusta e più forte". "Noi siamo il Partito democratico e non torniamo indietro ma vogliamo guardare avanti", dice Maurizio Martina, classe 1978, nativo Ds, che affianca Renzi nella corsa per il congresso: "Diversi e uniti è possibile". La prospettiva, afferma Martina che con il suo intervento contende ad Andrea Orlando la rappresentanza della sinistra Pd, è quella di un "nuovo centrosinistra largo e inclusivo". Non si può, dice a chi come Bersani è andato via, rimettere le lancette indietro e tornare "alle vecchie case madri" e al centrosinistra col "trattino". Da Roma, nelle stesse ore, arriva la 'chiamata' di Giuliano Pisapia, che chiede al Pd di indicare le alleanze, scegliere il campo di gioco. E' chiaro, replica Matteo Orfini, che il Pd non può allearsi con Alfano e con un partito che si chiama "Nuovo centrodestra". Ma dal palco Dario Franceschini ricorda che la realtà impone di guardare al centro: "Auspichiamo che nel centrodestra nasca un'area moderata con cui dialogare e del resto i numeri ci spingono a questo", afferma. "Il rapporto con Pisapia è naturale e privilegiato", afferma Ettore Rosato. Ma invita a guardare al quadro creato dalla legge elettorale. Dopo le primarie Dem si potrà davvero entrare nel vivo sulla legge elettorale e a quel punto, nonostante un diffuso pessimismo sulle chance di cambiarla, l'impegno ribadito dai renziani è per il Mattarellum o una correzione maggioritaria. Sergio Chiamparino, che in un applauditissimo discorso dal palco ribadisce di non voler abbandonare la "barca" renziana nel momento della difficoltà perché sarebbe "vigliacco", invita a non farsi tentare dall'autosufficienza e declinare la parola "egemonia" nel senso di dialogo a sinistra o, se il proporzionale lo imporrà, alleanze. Ma in quel caso, nota un dirigente renziano, la responsabilità è in capo anche a Pisapia: i parlamentari a lui vicini, ex Sel, siedono nei gruppi "con D'Alema, per il quale Renzi è nemico più di Berlusconi". Nella seconda giornata del Lingotto resta in sordina il caso Consip. Luca Lotti, che la prossima settimana affronterà la mozione di sfiducia alla Camera, è assente ma solo per ragioni familiari e domenicaci sarà. Nelle discussioni del gruppo di lavoro sulla legalità viene ribadita una linea totalmente garantista. Stefano Graziano, indagato e poi archiviato per associazione camorristica, invoca una legge per tenere segreti gli avvisi di garanzia ma - mentre il magistrato Nicola Gratteri la boccia - il renziano David Ermini frena: il tema è culturale. Sul palco si alternano ministri, da Claudio De Vincenti a Pier Carlo Padoan. Domani ci sarà Paolo Gentiloni. Emma Bonino, applauditissima, parla di immigrazione e bacchetta Renzi sugli attacchi frequenti ai "tecnici" europei. L'ex premier ascolta dal retropalco e si fa vedere in platea solo sul finale, quando Massimo Recalcati lancia la scuola di formazione politica milanese che si chiamerà Pier Paolo Pasolini. Il rilancio dell'ex premier passa dal partito - in questo, vien fatto notare, il Lingotto è diverso dalla sua Leopolda della società civile - e da una nuova guida più plurale. Al suo fianco ha una nuova classe dirigente di 30-40enni che si son fatti le ossa da amministratori (da Matteo Richetti al presidente dell'Anci Antonio Decaro, da Giuseppe Falcomatà a Matteo Ricci). Sul palco torna Maria Elena Boschi, che raccoglie applausi tiepidi, dice che la sconfitta al referendum "è stata dolorosa ma siamo in cammino e la nostra avventura è solo all'inizio". Beppe Grillo attacca Renzi: con la piattaforma on-line "Bob", attacca, copia le idee del M5s. La differenza tra M5s e Pd, replica il renziano Andrea Marcucci, è che loro hanno "venti votanti alle primarie e il Pd un milione". L'ex premier si tiene lontano dalle polemiche, anche dagli attacchi di Michele Emiliano che lo definisce "pericoloso", e invita a guardare alla platea: "Mi emoziono, la nostra forza è un popolo che non si rassegna al catastrofismo". Michele Emiliano, candidato alla segreteria del Pd, commentando le frasi di Renzi sulla compatibilità tra il ruolo di segretario del partito e di presidente del consiglio, ha detto: "Il segretario del partito è una cosa, il candidato premier è un'altra. Se il segretario fosse così bravo da essere il candidato premier dovrebbe dimettersi da segretario". "È un meccanismo - ha detto Emiliano - che una volta applicavamo senza problemi e che è stato cambiato in peggio nell'ultimo periodo". "Io non ho capito la proposta di Renzi, neanche da questa triste kermesse che sta facendo. Se insiste nello sbagliare è un pericolo per sé stesso e per gli altri", ha detto ancora Emiliano. "Non riesco a capire qual è la differenza tra i fallimenti dei 1000 giorni precedenti e quello che intende fare in futuro. O si è pentito di quello che ha fatto in passato e allora mi farà capire in cosa vuole cambiare,o insiste nello sbagliare". E a Roma Giuliano Pisapia indica gli obiettivi dell'iniziativa politica che tiene a battesimo oggi. "Campo progressista vuole riunire il centrosinistra ed è un soggetto plurale a disposizione di tutti coloro che credono in un centrosinistra aperto, largo".'Campo progressista' vuole essere un progetto aperto "al civismo - dice Pisapia - all'ambientalismo, a chi crede nel dialogo interculturale e religioso. Ma soprattutto a chi vuole passare dalle parole ai fatti". Pisapia sottolinea come esistano già "decine di migliaia di esperienze amministrative e realtà locali a cui vogliamo offrire una casa per lavorare insieme". LINGOTTO - LA PRIMA GIORNATA Renzi, da segretario-premier detterò agenda contro paura "Insieme" da Lingotto contro tecnici e populisti. Orlando attacca "Il futuro non va più di moda ma è la nostra sfida, la paura è l'arma elettorale degli altri". Torna alle origini, Matteo Renzi. Le origini del Pd, con il Lingotto di Veltroni che rivendica da "erede", non "reduce". E le proprie origini, con "l'ambizione di rappresentare una svolta e tornare all'egemonia, non in senso gramsciano, ma nel dettare l'agenda di un'Italia che non si rassegna al catastrofismo". Parole, queste, di un candidato alla segreteria Pd che rivendica la scelta di essere anche candidato premier. Con una novità, annunciata dopo la sconfitta al referendum: "Io ci sono, con le mie ferite. Ma prima di me - dice annunciando più collegialità e dibattito delle idee - ci siete voi". Uno dei due sfidanti, Andrea Orlando, critica però con durezza la linea renziana: "Usciamo dalla sindrome dell'autosufficienza. Io guardo a quelli che hanno costruito il Pd e poi sono rimasti per strada". La folla che riempie il padiglione del Lingotto, con tanto verde a far da sfondo e le sale per i workshop tematici a contornare il palco, è la risposta - sottolineano i renziani - a chi vedeva Renzi già azzoppato dal caso Consip. Lui, che in un'intervista afferma di avere contro "un intreccio di poteri", dal palco non fa alcun riferimento alle inchieste, tuona contro chi fa "battaglie rancorose contro qualcuno e non per qualcosa". Ma aggiunge che non attaccherà mai i suoi rivali Emiliano e Orlando. Parte dalla parola "insieme" e termina con due parole, "identità" e "patriottismo" che rivendica alla sinistra. In mezzo, un discorso che guarda al governo del Paese, a partire dalla sfida con chi cavalca la "paura". "Chi spara contro questa comunità non fa male solo ai militanti ma indebolisce l'argine del sistema democratico del paese", attacca. E lancia stoccate anche a chi è uscito dal Pd, bocciando la sinistra "che si divide", le logiche da "corrente", il "ping pong" delle polemiche. Cita a più riprese Walter Veltroni e riprende temi del suo Lingotto come Olof Palme e la necessità di combattere "la povertà, non la ricchezza". E afferma, smentendo lo stesso titolo della kermesse ('Tornare a casa per ripartire insieme'): "Non siamo qui per ripartire, perché non ci siamo mai fermati ma per discutere, dialogare, dividerci se serve", afferma con quello che pare un riferimento anche alle critiche di Sergio Chiamparino, che al Lingotto viene da sostenitore "critico". L'ex premier ribadisce che è "convintamente al fianco" di Gentiloni e rilancia la battaglia in Europa, a partire dalla proposta di primarie per la scelta del candidato Pse alla presidenza della Commissione. Rivendica la vicinanza al francese Emmanuel Macron e attacca "populisti e tecnici": "Per anni una parte delle elite dell'Italia ha considerato l'Europa lo strumento per convincere gli italiani riluttanti a fare riforme che altrimenti non avrebbero voluto fare, premier tecnici animati da sentimento antipatriottico e antitaliano". Al centro pone un tema come il lavoro e annuncia la nascita di una scuola di politica ("Frattocchie 2.0") e una piattaforma on-line di partecipazione che si chiamerà "Bob", come Kennedy. Quanto al partito, dice che il Pd è "l'argine del sistema democratico del Paese" e che se ci sono "abusi" sulle tessere a fronte di 420 mila iscritti è fisiologico. Ed è normale che non abbia gli stessi problemi M5s che a Monza elegge il candidato sindaco con 20 voti. Propone una ricetta diversa rispetto al partito leggero o al partito pesante, che è una partecipazione attraverso diverse forme. E afferma che c'è spazio per parlare anche ai Millenials. Parla di piattaforma congressuale, Renzi, ma guarda al governo del Paese. L'opposto di quel che fa Andrea Orlando, che propone la separazione dei ruoli di segretario e premier. Orlando sottolinea che il Lingotto è patrimonio "di tutto" il Pd e non solo della mozione renziana. E rivendica di essere in giro nelle piccole città e periferie del Paese, da chi sente la politica "lontana dalle grandi convention". Da fuori, attacca Renzi anche un "ex" come Pier Luigi Bersani: "Pretendere di riassumere il centrosinistra in un partito e il partito in un capo significa andare contro un muro". RENZI IL RITORNO Stop di Renzi al governo sull'aumento dell'Iva Ex premier contro Emiliano su vaccini, cosi' perde la faccia Dal no all'aumento dell'Iva, ai dubbi sul taglio del cuneo fiscale nota lìAnsa. Alla vigilia del Lingotto, dove intende tracciare il programma dei "prossimi dieci-venti anni", Matteo Renzi manda dei segnali ben precisi sulla "manovrina" che il governo Gentiloni dovrà varare nei prossimi mesi. Ribadisce "pieno sostegno" al premier: "Giochiamo con la stessa maglia, nella stessa squadra, non conta chi fa gol". Ma sottolinea che se il voto è "previsto nel 2018", non si possono passare questi mesi a "parlarsi addosso: l'importante è fare cose concrete". Da qui al 30 aprile, l'ex premier dovrà battersi con Andrea Orlando e Michele Emiliano per la segreteria del Pd. "Orlando dicono sia forte tra gli iscritti e Emiliano nelle primarie aperte, io non lo so. Ho rispetto dei miei avversari e non passerò il tempo ad attaccarli. Uno l'ho scelto come ministro, l'altro l'ho aiutato a vincere in Puglia". Ma al governatore che si dice favorevole a una futura alleanza con i Cinque stelle ("Mai però con Fi"), replica puntuto: "A cena è andato con Berlusconi. Non so se Grillo sceglierebbe Emiliano... Io aspiro ad avere la maggioranza". E poi lancia la prima stoccata della campagna congressuale: sull'obbligo di vaccini a scuola, accusa, "non è stato chiaro come altri presidenti di Regione. Ma non giochiamo sulla pelle della gente, su queste cose non si scherza. Litighiamo su tanti argomenti, sui vaccini per avere un voto in più si perde la faccia e la dignità del Pd". Nello studio di Porta a porta Renzi torna sulla vicenda Consip, invocando processi "per arrivare alla verità": "Umanamente sono preoccupato per mio padre ma sto con i giudici". E sul piano politico respinge l'idea che esista un "sistema di potere toscano: è solo negli editoriali, non nella realtà". Certo, i renziani non nascondono la preoccupazione per i sondaggi che danno l'affluenza alle primarie in picchiata come conseguenza della scissione e delle inchieste. Ma confidano che da qui al 30 aprile la tormenta giudiziaria si calmi. Renzi intanto mena fendenti a Bersani e D'Alema: "Con Bersani non ci siamo mai presi ma un partito non è 'C'è posta per te...'". E già guarda oltre, a una vittoria del congresso con una campagna che proietti poi il Pd più forte verso le politiche. Con un segretario che sia anche candidato premier. Con Gentiloni, con cui a più riprese rivendica un rapporto saldissimo e "l'impossibilità di litigare", si può arrivare a fine legislatura ma, sottolinea, solo se si "fanno le cose", senza restare immobili. Quali cose? La battaglia in Europa, a partire dall'unione fiscale. E poi una politica economica che non "sprema" i cittadini. "E' un errore politico oggi aumentare l'Iva in un momento come quello che stiamo vivendo", afferma, dicendosi persuaso che quella che emerge in questi giorni non sia un'idea di Gentiloni ma di tecnici per i quali è "un evergreen". Dove allora trovare i soldi per la "manovrina"? I margini, secondo l'ex premier, ci sono senza far scattare le clausole di salvaguardia o aumentare le accise. Ma anche su un'idea come quella annunciata da Gentiloni di taglio delle tasse sul lavoro esprime i suoi dubbi: La misura dei cinque punti nell'esperienza del governo Prodi non ha portato risultati. Io non l'ho fatta. Il governo deciderà e sulla base della proposta che viene fatta discuteremo". Al Lingotto questo weekend Renzi approfondirà le sue proposte con i sostenitori. Non ci sarà Walter Veltroni, che non vuole schierarsi al congresso. Mentre l'ex segretario non svela se ci sarà qualcuno di Fiat ma dice: "Marchionne l'ha salvata" ma il fatto che abbia portato la sede all'estero "mi sta sul gozzo". Anche gli sfidanti Orlando ed Emiliano portano avanti la loro campagna e il ministro della Giustizia, che la scorsa settimana ha incontrato Romano Prodi e raccoglie il sostegno dei prodiani, fa sapere che se venisse eletto segretario si dimetterebbe da Guardasigilli. Il Pd intanto è ancora alle prese, però, con il caos delle tessere e a Napoli la commissione congresso decide di non approvare il tesseramento, invalidando di fatto le iscrizioni dopo le polemiche della scorsa settimana. E' la solita kista della spesa. Come sempre, mancano le idee, SE BEN CHE SIAMO DONNE 8 marzo: sciopero delle donne, si torna alla protesta Poche celebrazioni, cortei e assemblee ma anche disagi 8 marzo: campagna atlete per il diritto alla maternità 8 marzo: sciopero; disagi trasporti, scuola e sanità 8 marzo: sciopero donne da lavoro e cura Stereotipi e pregiudizi sulle donne, cominciamo a cambiare mentalità. 5 consigli Festa delle donne: volti e storie di donne, foto e racconti al femminile 8 Marzo: Settanta anni di conquiste al femminile Come negli anni '70, le femministe si sono riprese la scena e hanno indetto uno 'sciopero globale', chiedendo l'adesione ai sindacati. All'appello hanno risposto le sigle di base e la Flc Cgil, che hanno indetto uno sciopero generale di 24 ore che interesserà trasporti locali, ferroviari, aerei, scuola e sanità. Lo sciopero generale ha provocato non pochi mal di pancia tra i sindacati, con i confederali che hanno preso le distanze ma organizzeranno iniziative nei territori. Volti e storie di donne, foto e racconti al femminile, LO SPECIALE Al di là delle sigle, comunque, lo 'sciopero globale' - lanciato in Argentina e che riguarderà non solo l'Italia ma anche altri 40 Paesi - vuole coinvolgere, nelle aspettative delle promotrici, lavoratrici dipendenti, precarie, autonome, disoccupate, studentesse, casalinghe. E le forme potranno essere molteplici: non solo l'astensione dal lavoro e dalla cura (della casa, dei figli), ma anche modalità alternative come lo sciopero bianco, l'astensione dal consumo, l'adesione simbolica, il picchetto, lo sciopero digitale. A Roma, tra le numerose iniziative è previsto un presidio delle lavoratrici di Almaviva contro i licenziamenti, una manifestazione contro la Buona Scuola davanti al Miur e un'altra davanti all'Università La Sapienza e un corteo, che partirà nel pomeriggio dal Colosseo e arriverà a Trastevere. Iniziative sono comunqu e in programma in tante città. In prima linea le femministe dei Centri antiviolenza, molti dei quali resteranno aperti alla cittadinanza. Settanta anni di conquiste al femminile Tra i politici, scontata l'adesione allo sciopero delle donne da parte dei partiti più a sinistra come Prc, SI e Possibile, mentre altrove si sono registrate varie voci critiche. Come quella del ministro dell'Istruzione, Valeria Fedeli, secondo la quale lo sciopero "sottovaluta i passi importanti che il Parlamento ha fatto, come mettere soldi sull'astensione dal lavoro retribuita al cento per cento se la donna denuncia il partner violento. O il piano straordinario con finanziamenti per i centri anti-violenza. Perché non andare piuttosto sui luoghi di lavoro a coinvolgere le persone? Così si rischia di discutere dello strumento, lo sciopero, non di discriminazioni". Perplessa anche la sottosegretaria Sesa Amici, da sempre sensibile ai temi delle donne: "con il fatto di aver deciso che diventasse anche lo sciopero dei mezzi pubblici, abbiamo ottenuto un effetto boomerang: il rischio è che abbiamo contribuito a fare dell'8 marzo la giornata in cui si blocca la città e si bloccano le donne nella loro mobilità e possibilità di stare al centro". Comunque non mancherà al Quirinale la tradizionale cerimonia celebrativa: filo conduttore di quest'anno è la pace, e il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, renderà omaggio alle donne costruttrici di pace, protagoniste nella promozione di una cultura di pace e di giustizia nei contesti sociali più difficili. E anche la tradizione della mimosa sembra comunque dura a morire: secondo i calcoli dei fioristi di Confesercenti, gli italiani dovrebbero acquistare circa 12 milioni di ramoscelli dorati, addiritturne "diloyya e di governo, facrso anno. Io penso che noi dovremmo distinguere fra movimernti delle donne e femminismo. I movimenti delle donne nacquero nel vivo della lotta sindacale e politica in nome del la rivendicazione del riconoscinento del valore economico e morale del lavoro femminile. Il femmiunismo è un movimento radicak chic come ik veganismo e la psicoanalii che è fallito a causa delka pretestuoxità della protesta. Il partito in cui allora militavo venne fatto a pezzi dalle femmministe in nome delo slogan maoista: "Sparare sul quartiere generale". Ricordo migliaia di compagni e compagbe che si trovarono improvvisamente in crisi a causa del cinismo delle leaders femministe il cui unico obiettivo era quello di impadronirsi del potere che era nelle mani degli attuali dirigenti del partito. UNA SOCIETA GIUSTA Nato a Ghilarza in Sardegna, Gramsci si formò culturalmente e polticamente nella Torino socialista e operaia descrtta da Paolo Spriano (P Spriano Torino socialista e operaia, Einaudi) Gramsci era un ragazzo intelligente che fece tesoro del poco che gli passavta la cultura italiana dell'epoca. Il suo punto di riferimento era Benedetto Croce da Casamicciola. Croce era un uomo di vasta cultura, ma era inguaribilmente di destra. Per capire Gramsci occorre partire dal gruppo di appunti pubblicati da Togliatti nel primo volume dei Quaderni.(A. Gramsci Il materialismo storico e la filosofia di Benedetto Croce, Einaudi) dove Gramsci sottopone a serrata critica il pensiero di don Benedetto nel tentativo di emendare il pensiero di Marx dagli errori che erano stati messi in luce nel dibattto di fine secolo sulla cd crisi del marxismo (R. Rancinaro La crisi del marxismo, De Donato; L. Colletti a Introduzione a E. Bernstein I presuppostri del socialismo e i fondamenti della socialdemocrazia, Laterza) . E' noto che tutta la elaborazione teorica di Marx sfocia nella ernunciazione di tre leggi che sono alla base del funzionamento del modo capitalistico di produzione:Legge della caduta tendenziale del saggio del profitto. Legge della proletarizzazione crescente dei ceti medi.Legge dell'iimiserimento di lavoratori.nnnn La dimostrazione della legge della caduta tendenziale del saggio di profitto contiene un errore logico-matematico letale per la legge così come era stata enunciata da Marx.. Se il saggio di profitto p è uguale al plusvalore complesssivamente estratto rapportato al capitale impiegato per ottenerlo, va da sé che un aumento della quantità di capitale, ferma restamdo la sua produttività,. comporta una diminuzione di p. Il fatto è, dimostrò Croce, che aumento di capitale significa generalmente aumentò della sua produttivitità e ciò comporta un aumento di p, poiché aumenta il saggio di sfruttamento della forza lavoro. (J. Gillman Il saggio del profitto, Editori riuniti; R. Meck Scienza ecoomica e ideologia Laterza, AAvv Accumulazione del capitale e saggio del profitto, Feltrinelli), G. Pietranera Capitalismo ed economia, Einaudi) Più complesso è il discorso sulla seconda e terza legge. Grazie alla globalizzazione, chi era ricco è diventato ancora più ricco e chi era povero lo è divenato ancora di più,mentre sono scompasi iu ceti medi tradizionali. Questi fenomeni economici e sociali non hanno portato però alla rivoluzione socialista, ma alla controrivoluzione neoliberale.(D. Harvey Breve storia del neoliberismo, Il saggiatore) che ha creato una forma nuova e totalizzante di capitalismo che ha trasformato la nostra vita in una sorta di roulette russa.(R. Reich Supercapitalismo, Fazi; A: Glyn Capitalismo scatenato, Brioschi) Già Eduard Bernstein aveva notato che nesssna delle tre grandi leggi marxiane era andata a fagiolo. Ciò aveva posto il tema del futuro del capitalismo in una nuova luce (C Napoleoni L. Colletti Il futuro bdel capitalismo, Laterza) ed aveva ridestato l'interesse per le tesi di Schumpeter e di Rosa Luxemburg, cui si ispirarono da un lato Baran e Sweezy, e Kalecki (M. Kalecki Saggi sullas dinamica del capitalismo, Einaudi) Nel 1962 l'economista giapponese Sighetu Tsuru pubblicò un libro dal titolo Has Capitalism Changed? Alla domanda tuti gli economisti interpellati da Tsuru risposerro di no. In particolare, Baran, il quale aveva appena firmato il contratto per la pubbkicazione di Monopoly Capital, sottolineò l'esistenza nel capitalismo di una tendenza al sottoconsumo (P. Baran Saggi marxisti, Einaudi) che, come aveva scriutto Swwezynel 1942 alLa domanda era retorica. Il capitalismo non puo esistere senza cambiare. E' la sinistra che non è stata capace di cambiare, Per Marrx, lo stato era essenzialmente "hard power"(J.Nye jr Il paeadosso dei potere americano, Einaud; YI e aveva il compito di permettere alle clsssi domiunantiedi gestire la cosa publica per la realizzazione dei propri interessi. Analogamente, per Lenin, la democrazia era una forma di dittatura di classe. Gramsci, al contrario considera lo stato come "egmonia corazzata di coercizione". Ciò assegnava al partito comunista nuovi compiti. In altre parole, far la rivoluzione voleva dire cosruire un "nuovo blocco storico" capace di creare egemsonia politica" (H. Portellli Gramsci e il nuovo storico, Laterza, Stato, egemonia e potere in Gramsci, ER,, L;Paggi Il modern o principe. ER ). Anche in questo caso, il gusto della metafora porta Gramsct a enunciare una formulazione politica ambigua. Nei suoi scritti sul Risorgimento Gramsci afferma che il successo dell'impresa fu determiato dalla buona riuscita dello sforzo teso alla creazione di un blocco storico dei ceti medi (A. Gramsci Il Risorgimento, Einaudi) Occorre precisare che Gramsci scriveva in carcere e quesro fatto gli impediva di esplicitare in tutte le sue componentiu il suo pensiero. Inoltre, a Gramsci piacevano le ardite metafore come quella del partito come un moderno principe( L. Paggi Il moderno principe, Editori Riuniti). Nelle mani di Togliatti, la creazione del "nuovo blocco storico" di Gramsci divenne la "lunga marcia attraverso le istituzioni" , la politica del "doppio petto" e del "doppio binario", dell'unità nellla diversità. In altre parole, divenne "via italiana al soclaalismo". Nessuno mai spiegò di quale socialismo si trattasse. Il grande matematico sovietico Kantorovic, il padre dei neomarginalisti sovietici scrisse che Marx disse poco o nulla sul socialismo. In realtà Marx fissò il principio "A ciascuno secondo i propri bisogni da ciascuno secindo le proprie capacità"che è l'esatto contrraio di quanto sostiene l'economia dominante.secondo la quale i fattori della produzione devono essere retribuiti sulla base delle rispettive produttività marginali all'interno di una normale funzione di produzione. Tale tematica diventò di moda tra la fine degli anni sessanta e l'inizio degli anni settanta, quando fu lo stesso leader della CGIL Luciano Lama a farsi sostenitore della cd politica delle compatibilità. Allora ci fu a sinistra la riscoperta via Sraffa, della politcità della distribuzione del reddito, problema che non era stato risolto dalla precedente politica dei redditi. caldeggiata dai riformisti. In effetti, la politica dei redditi si trasformò in politica dei salari, mentre s'era dimostrato impossibile controllare la dinamica dei prezzi senza ricirrere a misure ammministrative che sarebbero state accolte con ostilità da parte delle imprese.In conclusione una economia giusta può esistere solo in una società giusta(J. Rawls Una teoria della giustizia Feltrinelli, S. Veca Una società giusta, Il saggiastore. Id Cittadinanza, Feltrnelli) SUICIO ASSISTITO Cominciamo con i fatti, come ci sono stati raccontati dalla Stampa di Torino. «Per favore, puoi ripetere ancora una volta il tuo nome?». L’infermiera ha più di cinquant’anni, non è la prima volta che si trova in questa situazione, ma sta piangendo. «Mi chiamo Fabiano Antoniani» risponde lui. «Fabiano Antoniani», dice ancora scandendo le sillabe per essere compreso. È un italiano di quarant’anni esule in Svizzera. Sono le undici di mattina. Il sole ha sciolto la neve sui prati lasciandoli lucidi e rigogliosi. Davanti a un campo da pallone deserto, c’è questa casetta di lamiera azzurra. È nella zona industriale di Pfaffikon, a 20 chilometri da Zurigo e 240 da Milano. «La troverete a fianco della fabbrica di porte Lobag», dicono i residenti per spiegare la strada. E sta lì in mezzo, infatti, tutta protetta da una siepe. Nel piccolo giardino interno hanno costruito un laghetto artificiale. C’è un airone di legno fisso nell’acqua. Qualcuno ha lasciato un pacchetto di sigarette sul tavolo accanto all’accendino. Dentro la struttura, nella stanza grande, con quattro finestre e una stufa ad angolo, sopra un letto con le rotelle, ora è sdraiato Fabiano Antoniano detto Dj Fabo. «L’unica cosa di cui ho paura è di non riuscire a morire», dice all’infermiera. Per la verità, per lui non è così facile parlare. Non lo è affatto. Ogni lettera è un rantolo cavato via dal petto, che sale dai tubi piantati nella trachea per permettergli di respirare. Ma gli hanno fatto ripetere il suo nome perché così vuole il protocollo. È una trafila obbligatoria che solleva ogni responsabilità da chi è presente, e quindi anche dalla Dignitas, l’associazione che si occupa dei suicidi assistiti in Svizzera. Perché è di questo che si tratta. L’ultimo video di Dj Fabo prima di morire: “Sono arrivato in Svizzera senza l’aiuto del mio Stato” Di confermare la propria scelta e di essere, al tempo stesso, gli autori materiali del gesto che determinerà la morte. Ma Fabiano Antoniani non può bere autonomamente il bicchiere con dentro 15 grammi di pentabarbital di sodio, la pozione che placherà le sue atroci sofferenze. Non può farlo perché è tetraplegico e non può muoversi, ed è anche completamente cieco. Hanno preparato apposta per lui un comando da mordere, per attivare la somministrazione in via endovenosa. Un modo per consentirgli di affermare la sua volontà oppure recedere, fino all’ultimo istante. Ma non è questo che vuole fare Dj Fabo, non vuole tornare indietro, l’unica cosa di cui ha paura è di non riuscire a morire. Chiede che gli venga somministrato il medicinale antivomito, è il primo passo. Acconsente anche al fatto che venga accesa una telecamera: servirà per chiarire e scagionare. Adesso è davvero tutto pronto. Al suo fianco restano la madre e la fidanzata Valeria. Dj Fabo può decidere ancora per la sua vita. Arrivare fino qui è stato un supplizio. «Sono lunghe cinque ore di auto senza vedere e senza potersi rendere conto di quello che sta succedendo», dice Marco Cappato dell’associazione Luca Coscioni. È lui che ha organizzato il viaggio. «Sono io che mi assumerò ogni responsabilità», ripete in continuazione. Sono partiti domenica su un’auto grigia metallizzata, allestita per ospitare la sedia a rotelle. Tenerla legata saldamente, era il primo problema. Assicurare la respirazione di Fabiano Antoniani, il secondo. È stato un viaggio al buio, in silenzio. Passata la frontiera a Chiasso, lui non ha potuto vedere questa primavera in anticipo, i trattori già al lavoro nei campi, i bambini in bicicletta, i laghi, le serre, le bestie al pascolo. Non ha potuto vedere niente. E niente ha detto. «Quando siamo arrivati, abbiamo dovuto sollevarlo in quattro per portarlo nel letto», dice ancora Marco Cappato. Domenica sera. Dopo la prima visita medica con il personale della Dignitas, Fabiano Antoniani ha mangiato mezzo chilo yogurt alla stracciatella. Poi ha scherzato con gli amici che erano venuti per accompagnarlo. Assieme hanno ricordato vecchie vacanze estive. «Voglio dirvi una cosa - ha detto a un certo punto -. Non prendetemi per scemo, ma mettete sempre la cintura, fatemi questa promessa». Fino al 13 giugno del 2014, la vita di Fabiano Antoniani era stata una vita felice o almeno dignitosa, prima dell’incidente stradale. «Mettete sempre la cintura, ve lo chiedo ancora una volta. Promesso?». Poi ha registrato l’ultimo messaggio vocale, ancora trovando il fiato dentro se stesso: «Sono finalmente arrivato in Svizzera e ci sono arrivato, purtroppo, con le mie forze e non con l’aiuto del mio Stato. Volevo ringraziare una persona che ha potuto sollevarmi da questo inferno di dolore, di dolore, di dolore. Questa persona si chiama Marco Cappato e lo ringrazierò fino alla morte. Grazie Marco. Grazie mille». La fidanzata Valeria ha scritto su Facebook: «Vorrei che questa notte non finisse mai». Un altro yogurt a colazione, ma questa volta svizzero. «È molto più buono del nostro», ha detto scherzando Fabo. «Se non riuscissi a morire, almeno voglio portarne qualche barattolo a casa». Proprio in quel momento, lì davanti, si avvicinava un’altra signora italiana, come in avanscoperta: «Mio marito ha un tumore in fase terminale. Siamo partiti da Venezia. Abbiamo prenotato una stanza nell’albergo qui accanto. Domani…». Morire in trasferta, sentendosi abbandonati dal proprio Paese. È questo che succede nella casetta azzurra di Pfaffikon. Ma intanto questo era il giorno di Dj Fabo, quarant’anni compiuti il 9 febbraio. Era il giorno per ricordare i suoi viaggi in India, la passione per la moto, l’amore e gli amici, la musica sempre. E questa ostinazione. Questa forza straordinaria per arrivare fino a qui. Così si è chiusa la notte senza fine di Dj Fabo, come lui stesso aveva definito la sua esistenza dopo l’incidente. Dentro un mattino limpido di sole, davanti a un campo di calcio con l’erba profumata. Adesso un breve commento ai fatti. Epicuro diceva che non dobbiamo temere la morte perché quando c'è la morte non c'è la vita e quando c'è la vita non c'è la morte. Quello che ci fa paura è il morire. Può accadere che ll vivere sia più doloroso del morire. Io credo in Dio e non posso giustificare il suicdio.Però possso capirlo. Io cred perciò che una dignitosa morte sia mglore di una misera vita e credo che Dio nellla sua infinita misericordia potrà capire il gesto di Fabio. NOVECENTO Fassbinder aveva portato a Venezia una tragedia tratta dal romanzo Berlin Aleksander Platz di Doblin. Bertolucci era giunto a Venezia con una valigia contenente le pizze di Novecento che qualcuno aveva già definito un monumento al compromesso storico. Tutti aspettavamo di vedere L'età della terra di Gauber Rocha. Ma fmmo delusi Berlin Aleksander Platz delusi. Splendida la location. Brasilia. La vera sorpresa fu invece un film brasilianoò di Octavio Paz in cui è narrata la vita e la morte di un sindacalista brasiliano, Non portano lo smocking, tagi dnsa in oiedi aLa sala grande ak momento in cui appare in lontananza il corteo del funerale del sindacakista ucciso da uno squadrone della morte, balzò in piedi all'unisono e a pugno chiuso tutti i presenti italiani e stranieri si misero a cantare la Internazionale. Arrivò così la serata finake. Avevo lavorato tutto il giorno.Erio ritornato in albergo. M'ero riposato un po', quindi, m'ero vestito da sera ed ero ritornato al Lido- Era ancora presLa sera dellaua proiezione, tutti gli spetto, sedetti su una panchina e caddi fra le morbide braccia di Morfeo, dalle quali venni strappato tre ore dopo da Ingrid che, non vedendomi, aveva temuto il peggio ed era uscita a cercarmi. - Cosa fai qui? - chiese Ingrid - Mi sono addormentato - risposi - Ti addormenti anche quando fai sesso? - Qualche volta? - Anche con me? - Si - Lo dici così? - Come dovrei dirlo ? Capita anche a me di non avere voglia. Potrei voltarmi dall'altra parte. Preferisco lasciarti fare. - -Ti piace? - Molto. - Andiamo? - Dove? - Fra un po? proietterasnno I predatori dell'arca perduta. Ci alzammo e ci dirigemmo verso il palazzo del cinema. METTI UN INVITO A PRANZO L'incntro con l'uomo che diceva di sapere tutto sulla vicenda Moro era per l'una in un ristorante all'EUR. Il ristorante, malgrado l'ora era completamente vuoto. I camerieri elegantisssimi erano sull'attenti in fondo alla sala da dove al mio entrare si staccò il capo sala. vetito tutto di nero. Il colletto ed i polsini erano inamidati. Accennò un inchino e mi chiese se ero solo. Risposi che ero ospite di un amico, Può dirmi il suo nome? Senatore F.Saletta riservata piano superiore. mi disse il cap sala. egli quindi si voltò. chiamò un cameriere che mi accompagnò al piano superiore dove si trovavano le salette riservate. Dopo un po' arrivò il senarore e cominciammo a parlare dell'affare Moro. Il senatore F. ovvero, come lo chiamava il presidente Cossiga, "il povero sen F" aveva racolto una mole impressionante di documenti i quali dimostravano che l'azione di via FANI sra stata effettuata da un commando di guastatori e questo fatto chiamava in causa secondo il sen F i servizi segreti stranieri.Io ribattei che non era detto. il mio reparto di assaltatori era addestrato a sparare sugli obiettivi correndo, cosa che non è da tutti. Centrare l'obiettivo spaeando da fermo e centrare l'obiettivo correndo Perciò lei pensa ai servizi deviati. Si, pensavo esattamente a un gruppo di assaltatori addestrati da Gladio con i soldi della massoneria.Perchè non lo ha finora scritto. Aspettavo di vedere i suoi documenti, risposi Se è come dice lei, osservò il sen F non sapremo mai la verità, Solo uno la conosceva: il presiente emerito Cossiga.Arrivò l'impepata di cozze.Cominciammoa mangiarw e smettemmo si parlare. Il sen F la psnsava come me.Fare una cosa alla volta. Metti di prendere un taxi a Roma Ricordo che era il mio giorno libero. Io avevo trascorso la notte da un'amica, la quale non era altro che l'ex moglie del nostro critico cinematografico, La mia intenzione era di andare con Ingrid a mangiare una zuppa di pesce in quel di Fiumicino,cioè il più lontano possibile dalla redazione che era in via Cavour. Prenotai un taxi per mezzogiorno e accesi la tv. Entrò Ingrid. Mi voltai per salutarla, ma proprio in quel momento venne sospeso il programma che stavo guardando e venne data notizia del ritrovamento del cadavere del presidente della Dc Aldo MORO nel bagagliaio di una Renault rossa in v. Caetani a Roma.--. Telefonai al giornale. Mi rispose Stefano, che era il capo della redazione romana. ìo ero il responsabile dei servizi politici e di fatto ero il vicedirerttore del giornake, ma nessuno doveva saperlo. Qualche problema mi disse Stefano poteva essere creato dal partito che intendeva pubblicare una dichiarazione ufficiale come editoriale. Poi c'era il pezzo su Moro. Il coccodrillo, ribattei. Quello è pronto dal giorno del rapimento Chi l'ha scritto? Io risposi, Allora tutto è ok. Goditi il tuo giorho libero. Telefonai a Milano. Mi pasaraono Daniele, il caporedatttore. Daniele mi spiegò come pensavano di impostare l giornalr. Poi, agiunse c'è il tuo pezzo. Non puoi tirarti indietro. Attualmente, in Italia sei il numero uno. Accettai la slinguata e promisi di telefonaegli il pezzo entro le sedici e ritormai da ngrid e sedetti accanto a lei. Ingrid mi chiese: "A cosa stai pernsando?" Penso a una moglie ed a quattro figli, risposi. Pubblicato da corrado bevilacqua a 02:44 Nessun commento: NO STATO, NO PARTY Guerini attacca la minoranza PD: 'Ultimatum irricevibili' Speranza: 'Mi ha chiamato Renzi, ma se non c'è una presa di consapevolezza sarà normale un nuovo inizio' Questa mattina toni e parole che nulla hanno anche fare con una comunità che si confronta e discute. Gli ultimatum non sono ricevibili.Michele Emiliano dal palco della manifestazione della sinistra a Roma, che in un post su Facebook dice di aver convinto Renzi a votare nel 2018, chiede di non costringere con argomenti capziosi questa comunità (la minoranza, ndr) ad uscire dal Pd. "Noi speriamo di non dover dire cose drammatiche nelle prossime ore ma se dovesse essere necessario non avremo paura. Non costruiremo un soggetto avversario del Pd ma non aspetteremo altro che ricostruire questa comunità. Tutto questo, però, è evitabile, lo voglio dire ancora". Dal palco, il governatore toscano e candidato alla segreteria Enrico Rossi ha chiarito che "se si pensa di fare un congresso in poche settimane, una una conta per riconsegnare la guida del partito al segretario noi non ci stiamo. Il Pd è per sua natura un partito plurale e di centrosinistra, si pensa di abolire la sinistra o che finisca per non contare nulla la responsabilità della spaccatura ricade su chi non vuole capire".imrmyzimenta ATTENTI AL LUPO Come spesso succede Change mi offre la possibilità di ricordare che l'intellettuale deve essere elemenro di contraddizione rruaje Corrado, il medico iraniano Ahmadreza Djalali, di 45 anni, che fino al 2015 è stato ricercatore all’Università del Piemonte Orientale, è in carcere in Iran con il rischio di essere condannato alla pena di morte. Lo Stato lo accusa "di essere una spia e di aver collaborato con stati nemici". La sua unica colpa, probabilmente, l'aver collaborato con altri ricercatori durante i suoi studi. La mobilitazione per salvargli la vita: @HassanRouhani: Ahmadreza Djalali, medico ricercatore condannato a morte in Iran Ahmadreza Djalali, iraniano, 45 anni, sposato e padre di due bambini, è uno stimato medico ricercatore nell’ambito della medicina dei disastri. Negli ultimi anni ha lavorato come ricercatore presso il CRIMEDIM, centro di ricerca in medicina dei disastri dell’Università del Piemonte Orientale, con cui ha continuato a collaborare fino al momento della sua reclusione. Ad aprile 2016, durante la sua ultima visita in Iran su invito dell’Università, è stato arrestato e da allora è detenuto nella prigione di Evin a Teheran. È stato posto in isolamento nella sezione 209 per 7 mesi, periodo in cui gli è stato negato il diritto di essere difeso da un avvocato. A dicembre ha iniziato uno sciopero della fame che ha aggravato seriamente le sue condizioni di salute. Dopo aver informato la famiglia di essere stato obbligato a firmare una confessione - dal contenuto ignoto - sulla testa di Ahmadreza penderebbe adesso la condanna alla pena capitale con l’accusa di essere una spia e di aver collaborato con stati nemici. La famiglia di Ahmad, a conoscenza del fatto che le investigazioni nei suoi confronti sono legate ad una questione di sicurezza nazionale, afferma che non vi sia nessuna prova contro di lui. La comunità scientifica non accetta le accuse rivolte contro Ahmadreza, e ritiene che l’unica sua “colpa” possa essere quella di aver collaborato con ricercatori di Stati considerati nemici nel corso della sua attività scientifica, volta al miglioramento della capacità operativa degli ospedali in Paesi colpiti da disastri. Vogliamo che Ahmadreza possa tornare dalla sua famiglia, fra i suoi amici e nella comunità scientifica. Vogliamo difendere la libertà sua e di tutti i ricercatori che con dedizione ed impegno si dedicano al loro lavoro. Chiediamo con rispetto alle Autorità Iraniane l’immediato ed incondizionato ritiro delle accuse che condannano Ahmadreza. MARIA DE FILIPPI-. Se così fosse sarei felice perchè sarebbe il festival della inlelligenza. Come scrisse il grande EINSTEIN, l'unica cosa infinita che esiste al mondo è la stupidità umana. Sanremo è parte costitutiva e formativa della cultita italiana. Sanremo ha dato i natali a capolavori come Volare e Io che non vivo senza te, ha toccto i vertici del "belcanto" in Viale d'autunno; ha diffuso l'interesse; per le storie di vita in Marzo 1943, Piaxxa Grande, Il ragazzo della via Gluck; ha tenuto viva la tradizione,romantica italiana con Rascel:"Tu sei romantica, amica delle nuvole". C'ha regalato Gigliola Cinquetti. "Non ho l'età,o ho l'età per amare....." e ci ha inseganto che anche i parolieri dovevano stare sulla notizia. "Vola colomba bianca vola, digliejo tu che tornerò" Nel fare questo, Sanremo dovette fare i conti con il bigottismo. Ricoro che tutti si aspettavano la vittoria della bella e brava Catina Ranier, ma la loro attesa fu delusa. Un breve papale diramato nottempo bocciò Catina Ranieri che vrva una reòazione con un uomo divoeziato, il grnde mucista italo americano Ritz Ortolani, di cui tuti ricordano la colona sonora del film Colazione da Tiffany. Quando la regina della canzone italiana, Nilla Pizzi lanciò da Sanremo la sua veemente critica nei confronti dei papaveri della politica, Piero Piccioni figlio dell'eminente politicon dc Attilio Piccioni eta indagto per l'assassinio di Wilma Montesi, Luigi Fenaroli era stato accusato di aver fatto uccidere la moglie Maria Martirano. Il forlinese Antonio Giuffé era indagato per lo scandalo della Anonima Banchieri, Il ministro Tabucchi era diventato famoso per la peronospera tabacina e si parlava apertamente di Aldo Moro come beneficiario dei 1000 miliardi di lire elargiti da Paolo Bonomi di Federconsorzi aalla Dc- Pity America Prosegue la battaglia personale di Donald Trump contro il New York Times, accusato dal presidente Usa di diffondere notizie false sul suo conto. Ultimo motivo di frizione, un “accappatoio”. “Non credo che il presidente possieda un accappatoio” e “di certo non li indossa”, ha spiegato il portavoce della Casa bianca, Sean Spencer, costretto a prendere posizione davanti alle domande dei giornalisti che ieri chiedevano lumi in proposito. All’origine della nuova polemica, un articolo del New York Times dal titolo “Trump e il suo team ripensano la loro strategia dopo il difficile inizio”, in cui il giornale presenta un’analisi delle prime due settimane di presidenza Trump, con una descrizione dettagliata della sua vita quotidiana alla Casa bianca. Sottolineando che è “quasi sempre da solo”, con la moglie Melania e il figlio Barron a New York, il New York Times afferma che il presidente di solito si ritira alle 18:30 nei piani alti della residenza. “E quando non guarda la televisione in accappatoio o non telefona ad ex membri del suo team elettorale, a volte va ad esplorare gli ambienti sconosciuti della sua nuova casa”, precisa il Nyt. “Questa storia è una truffa piena di inesattezze” per la quale il giornale “deve scusarsi con il presidente”, ha commentato invece Spencer, denunciando “evidenti errori fattuali”. “E’ la definizione stessa di falsa informazione. A cominciare dall’inizio: io non credo che il presidente possieda un accappatoio ed è chiaro che non lo indossa”, ha detto a bordo dell’Air Force One, di ritorno dalla Florida. Cinque milioni di frme contro Trumpy Da qualche tempo sono diventato il portavoce di tutte le buone cause. Non min stupce percip di aver ricevuto la seguente letera Caro sig. Trump, Mentre i cittadini americani stanno riempiendo strade e aeroporti in segno di protesta, noi possiamo dimostrare che l’intero pianeta è con loro. Non lasciamo che Trump ci divida, rendiamolo invece una forza che ci unisca ancora di più, per difendere tutto ciò che amiamo. Con speranza, Emma, Alice, Christoph e tutto il team di Avaaz Quello che sta facendo non ha nulla di “grande”. Noi, da tutto il mondo, rifiutiamo la paura, l’odio, l’intolleranza e il fanatismo delle sue parole. Rifiutiamo il suo sostegno alla tortura, i suoi appelli all’assassinio di civili, il suo continuo richiamo generico alla violenza. Rifiutiamo le offese a donne, musulmani, messicani, in pratica a tutti i miliardi di persone che non sono come lei, non parlano come lei, non pregano come lei. Di fronte alle sue paure, noi scegliamo l’ascolto. Lei fa perdere la speranza nel mondo, noi la coltiviamo. Vedendo la sua ignoranza scegliamo la voglia di capire. Come cittadini di tutto il mondo, noi siamo uniti contro la sua propaganda di odio e divisione. Cordialmente, Altri firmatari -- aggiungo la mia firma AGGIUNGO LA MIA FIRMAutre ja cbvju Ace durnaevyv Mi dipiace per Alice e gji altri ma io non ho firtrmato. Reagan promise di distruggere l'0URSS e il comunismo. Ci riuscì e come storico posso solo ammirarlo perchè trattavasi di una missione apparntemente lmpossibile.Nocciolina Carter aveva un bel programma pacifista ma nnn seppe fare l'unica cosa che gli era stata chiesta. Librare gli ostggi americani a Teheran. STUPIDI E IGNORANTI Questa mattina ho trovato nella mia casella postale la seguente email: Il Coordinamento Liguria Rainbow lancia un appello per contrastare l'iniziativa della Regione Liguria volta a rendere attivo uno sportello che, come recita il documento ufficiale, “costituirà un momento di ascolto e di informazione pro famiglia, difendendo la libertà educativa in capo alla famiglia andando ad arginare quei fenomeni di indottrinamento ideologici noti come ideologia del gender”. Sulla scia di analoghe prese di posizione da parte della Regione Lombardia e della Regione Veneto, tale iniziativa, oltre che sovrapporsi a servizi già esistenti sul territorio, costituendo così uno spreco di denaro pubblico, è gravemente lesiva della libertà di insegnamento e rende vano uno degli obiettivi primari della scuola: offrire spazi privilegiati di ascolto, di scambio e di discussione. Contribuisce, inoltre, a creare un pericoloso clima di paura, sospetto e intimidazione. Le politiche scolastiche - come recitano le Indicazioni Nazionali 2012 per il curriculo della scuola dell'infanzia e del primo ciclo di istruzione - devono pensare e realizzare i progetti educativi e didattici non per individui astratti, ma per persone che vivono qui e ora e che sollevano precise domande esistenziali.. La Regione Liguria invece dimostra di pensare a politiche di sostegno a un modello unico di famiglia, fallendo così nell'offerta di servizi e risposte ai bisogni di chi vive sul territorio, e discriminando fattivamente chi sconfina dal modello "normale" (famiglie monogenitoriali, famiglie omogenitoriali, persone LGBT, donne e uomini che rifiutano la stereotipia dei ruoli dominanti). Indirizziamo il nostro appello anche alla Ministra Fedeli perché quanto sta accadendo in Liguria è in realtà l’esito di un clima oscurantista che negli ultimi anni sta attraversando il paese. Chiediamo dunque alla Ministra di esprimersi in difesa dell’autonomia e della laicità della scuola pubblica, e di intervenire in modo deciso affinché non si espellano dai programmi scolastici i temi centrali dell'educazione all'affettività, del rispetto delle differenze e del contrasto agli stereotipi, alla violenza di genere, all'omofobia e al bullismo. Questa petizione sarà consegnata a: Valeria Fedeli Ministra dell'Istruzione Giovanni Toti Presidente Regione Liguria, a Sergio Mattarella. Vi invito a firmare la presente petizione UN VECCHIO CONCETTO AMICO MAI DIMENTCATO Richard Du Boff in un saggio di mezzo secolo fa su Monthly Review Magazine si chiedeva se dovevamo parlare di complesso militare- inndusreiale oppure se dovevamo parlare semplicemente di Pentagosmo. La questione non è di lana caprina. Essa è parte costitutiva della natura del capitalismo monopolistico. Il capitalismo monopolitico produce per sua natura più di quello che consumi. In altre parole il mopoly capital è carstterrizzato dalla tendenza del surplus economico efferttivo ad aumentare. Tale legge enunciata nel 1966 da Baran e Sweezy, venne esposta per la prima volta da Rosa Luxemburg. In altre parole, ll capitalismo assorbe atttraverso ll militarismo parte del surplus che esso stesso produce. Su questa falsariga, Paul Sweezy sostenne che nel capitalismo esiste una tendenza cronica alla deptessione. Il militarismo era come per la Luxemburg una via d'uscita dalla depresssione. SOCIALISMO MARXISMO DEMOCRAZUA La mia intenzione non è quella di rivangare il passato, ma quella di ricordare l’esistenza d’un problema approfittando del cinquantenario della pubblicazione delle “Sette tesi sul controllo operaio” di Raniero Panzieri e di Lucio Libertini: mi riferisco al problema della democrazia. Qualcuno potrebbe chiedermi: “Ma non esiste già la democrazia nel nostro paese?”. No. La democrazia non esiste. Non esiste nella società, dove permane una evidente divisione in classi. Non esiste nelle fabbriche dove gli operai muoiono ogni giorno come su un campo di battaglia. Non esiste nella sanità dove chi ha i soldi può accedere alle visite specialistiche e chi non li ha deve mettersi in coda ed aspettare, sperando di non morire prima di essere visitato dal medico dell’Asl. La democrazia non è, infatti, un bene divisibile: non si è democratici nella politica e non-democratici nella sanità e nelle fabbriche. Panzieri e Libertini l’avevano capito. Per Panzieri e Libertini, infatti, la “via democratica al socialismo” passava per “la via della democrazia operaia”. Tale via si differenziava, a sua volta, dalla “via parlamentare” al socialismo, anche se essa non disdegnava l’uso degli strumenti del parlamentarismo. Anzi, Panzieri e Libertini consideravano l’uso degli strumenti del parlamentarismo “uno dei compiti più importanti che si pongono al movimento di classe” il quale avrebbe dovuto trasformare gli istituti parlamentari “da sede rappresentativa di diritti meramente politici, formali, ad espressione di diritti sostanziali, politici ed economici nello stesso tempo”. Ciò non doveva fare dimenticare, però, che “la forza reale del movimento di classe si misura dalla quota di potere e dalla capacità di esercitare una funzione dirigente all’interno delle strutture della produzione”. Per Panzieri e Libertini, infatti, “l’autonomia rivoluzionaria del proletariato si concreta nella creazione dal basso, prima e dopo , la conquista del potere, degli istitituti della democrazia socialista.” Così facendo, “la classe operaia, mano a mano che, attraverso la lotta per il controllo, diviene il soggetto attivo di una nuova politica economica” e “assume su di sé la responsabilità di un equilibrato sviluppo della economia, tale da spezzare il potere dei monopoli” [Panzieri, b]. La pubblicazione delle “Sette tesi sul controllo operaio” suscitò un vivace dibattito sia all’interno del Psi che nel Pci. Francesco De Martino osservò che “le tesi muovevano dal presupposto classico che lo stato parlamentare borghese è lo strumento della borghesia capitalista… ma lo stato attuale non è più quello d’un tempo…Perciò, lo stato demmocratico in molti paesi, pur non essendo certo lo stato dei lavoratori, non si può considerare allo stesso modo in cui Marx ed Engels lo consideravano”. Alberto Caracciolo scrisse che “l’impegno e la prospettiva per il controllo operaio della produzione si presentano come qualche cosa di sostanzialmente nuovo nell’odierno panorama di idee del movimento socialista in Italia”. Roberto Guiducci affermò che “non è cosa facile rispondere all’invito alla discussione dagli spinosissimi problemi contenuti nelle sette tesi sulla questione del controllo operaio”. Rodolfo Morandi, in aperta polemica, dichiarò d’essere “più che mai colletivista”. Antonio Pesenti obbiettò che “il capitalista non accetta né accetterà mai di dividere il suo potere”. Nella loro risposta, Panzieri e Libertini ribadirono che “il controllo operaio va visto come elemento centrale e insostituibile di sviluppo e di democrazia” [Libertini a]. I temi trattati da Panzieri e Libertini in “Sette tesi sul controllo operaio”, confluirono successivamente nelle “Tredici tesi sulla questione del partito di classe”, pubblicate su “Mondo operaio” nel novembre del 1958. Nelle tesi, Pcato per un lungo periodo, cioè i tempi di ammortamento diventano estremamente lunghi e quindi c’è la necessità di programmare un mercato”. Per poter realizzare ciò, il capitale doveva uscire dalla fabbrica e doveva coinvolgere la società nel processo di valorizzazione. Come Panzieri notò nel saggio [Panzieri, h] “Sull’uso capitalistico della macchine”, “come processo di sviluppo della divisione del lavoro e il luogo fondamantale di questo processo è la fabbrica”; è nella fabbrica, infatti, che si realizza “la contrapposizione delle potenze intellettuali del processo produttivo materiale agli operai come proprietà non loro e come potere cheli domina”; ed è pure nella fabbrica che si realizza “lo sviluppo della tecnologia” la quale “distrugge il vecchio sistema della divisione del lavoro e lo consolida sistematicamente quale mezzo di sfruttamento della forza lavoro in una forma ancora più schifosa”. Il punto d’arrivo di questo processo di espropriazione del lavoratore e del suo asservimeento al capitale è rappresentato dalla fabbrica automatica nella quale, scrive Panzieri citando Marx, “l’automa stesso è il soggetto e gli operai sono coordinati ai suoi organi incoscienti solo quali organi coscienti e insieme a quelli sono subordinati a quella forza motrice centrale”. In questo quadro, nota Panzieri nel suo saggio, “una formulazione non mistificataca del controllo operaio ha senso soltanto in rapporto a un obiettivo di rottura rivoluzionaria e ad una prospettiva di autogestione socialista”. In altre parole, “il controllo operaio esprime la necessità di colmare il salto attualmente esistente tra le stesse rivendicazioni operaie più avanzate a livello sindacale e la prospettiva strategica”. Tale prospettiva strategica, secondoPanzieri, doveva tener conto, però, del fatto che la sfera d’azione del capitale non è più limitata alla fabbrica. La monopolizzazione dell’economia l’aveva estesa alla società; in altre parole, come Panzieri scrisse in “Plusvalore e pianificazione” [Panzieri, i], “dal capitalismo mono-oligopolistico si sviluppa il capitalismo pianificato… L’industria reintegra in sé il capitale finanziario e proietta a livello sociale la forma che specificatamente in essa assume l’estorsione di plusvalore: come sviluppo neutro delle forze produttive, come razionalità, come piano. Il compito dell’economia apologetica è facilitato.” Ciò, notò Panzieri, imponeva al marxismo un compito nuovo. Esso “si muove alla superficie della realtà economica e non riesce a coglire l’insieme né l’interna variabilità del funzionamento. I cambiamenti vengono visti a livello empirico e quando ci si sforza di raggiungere un livello scientifico, si torna a modelli di spiegazione che astraggono dallo sviluppo storico. Accade così che al pensiero marxista sfugga, in generale, la caratteristica fondamentale dell’odierno capitalismo che è nel recupero dell’espressione fondamentale della legge del plusvalore, il piano, dal livello di fabbrica al livello sociale”. Secondo Panzieri, infatti, la “sociologia di Marx”, in quanto “nasce dalla cirtica dell’economia politica, nasce da una constatazione e osservazione sulla società capitalistica, la quale è una società dicotomica, una società nella quale la rappresentazione unilerale della scienza della economia politica lascia fuori l’altra metà”. Occorreva superare questa dicotomia e, per poterlo fare, occorreva superare l’ambito della critica dell’economia politica [Panzieri, l]. Ciò significava che noi potevamo “criticare la sociologia come Marx faceva con l’economia politica classica, cioè vedendola come una scienza limitata, e tuttavia ciò significa che ciò che essa vede è nel complesso vero, cioè non è qualcosa di falsificato in sé, ma è piutttosto qualcosa di limitato che provoca delle deformazioni interne; ma essa conserva tuttavia quello che Marx considerava il carattere di una scienza, cioè un’autonomia che regge su un rigore di coerenza, scientifico, logico” [ivi]. Mario Tronti fu ancora più esplicito. “Il rapporto di produzione capitalistico vede la società come mezzo, la produzione come fine”, egli scrisse, infatti, nel saggio “La fabbbrica e la società”, pubblicato sul n. 2 dei “Quaderni rossi” [Tronti, a]. “Il capitalismo è produzione per la produzione. La stessa socialità della produzione è niente altro che il medium per l’appropriazione privata. In questo senso, sulla base del capitalismo, il rapporto sociale non è mai separato dal rapporto di produzione; e il rapporto di produzione si identifica sempre più con il rapporto sociale di fabbrica; e il rapporto sociale di fabbrica acquista sempre più un contenuto direttamente politico. E’ lo stesso sviluppo del capitalismo che tende a subordinare ogni rapporto politico al rapporto sociale, ogni rapporto sociale al rapporto di produzione: perché solo questo gli permette poi di cominciare, dentro la fabbrica, il cammino inverso: la lotta del capitalismo per scomporre e ricomporre a propria immagine la figura dell’operaio collettivo”. Si prefigurava, così, per Tronti, il nuovo assetto dei rapporti sociali di produzione: “Non più soltanto i mezzi di produzione e l’operaio dall’altro che lavora, ma da una parte tutte le condizioni di lavoro; dall’altra l’operaio che lavora: lavoro e forzalavoro tra loro contrapposti e tutti e due uniti dentro il capitale”. Ciò apriva, per Tronti, come egli scrisse nel saggo “Il piano del capitale”, pubblicato sul n. 3 di “Quaderni rossi”, “una lunga serie di domande inquietanti”: “Fino a qual punto la contraddizione fondamentale fra carattere sociale della produzione e appropriazione privata del prodotto può venire investita e intaccata dallo sviluppo capitalistico? Nel processso di socializzazione del capitale non si nasconde una forma specifica di appropriazione sociale del prodotto privato? La stessa socialità della produzione non è diventata la più importante mediazione oggettiva della proprietà privata?”. La risposta di Tronti a queste domande era che “tutto il meccanismo oggettivo funziona a questo punto dentro il piano soggettivo del capitalista collettivo. La produzione sociale diventa funzione diretta della proprietà privata. Agli operai non rimane altro che il loro parziale interesse di classe. Da un lato l’autogoverno sociale del capitale; dall’altro lato l’autogestione degli operai organizzati”. [Tronti, b] Ciò chiamava in causa quella che veniva chiamata “programmazione democratica [Forte]. In un editoriale intitolato “Piano capitalistico e classe operaia”, pubblicato sul n. 3 della rivista, la direzione di “Quaderni rossi” affermava che “in questi anni il potere capitalistico si è andato profondamente trasformando”, . “L’aspetto più importante di questa trasformazione è la programmazione dello sviluppo che esso ha impostato. Tale programmazione ha molti aspetti complessi e importanti. Uno dei più importanti è la decisione coordinata degli investimenti di capitali, in modo da eliminare gli squilibri esistenti nell’economia del paese e da accelerare il ritmo di sviluppo. In questo coordinamento, il ruolo dello stato è fondamentale: possiamo dire che lo sviluppo del paese è deciso dai più grandi gruppi capitalistici attraverso il coordinamento dello Stato e che lo Stato ha un’importanza fondamentale anche negli interventi industriali che esso effettua direttamente attraverso le aziende da esso controllate.” I “Quaderni rossi” ritornarono sul medesimo tema in un editoriale pubblicato suil n. 6 della rivista dal titolo: “Movimento operaio e autonomia della lotta di classe”. “L’economia italiana”, affermava l’editoriale, “è avviata a soluzioni pianificiate del proprio sviluppo, ma il processo di ristrutturazione dei rapporti capitalistici internazionali introduce un elemento di precarietà nelle scelte economiche nazionali. Per questo il capitalismo italiano si trova oggi nella impossibilità di programmare uno sviluppo economico nel quale si consideri obiettivo principale la soluzione dei tradizionali squilibri sociali del paese”. Questi problemi vennero affrontati da Dario Lanzardo in tre saggi apparsi sui numeri 3, 4, 6 di “Quaderni rossi”. Nel primo dei tre saggi recante il titolo “Temi della programmazione sociale dello sviiuppo”, Lanzardo dimostrava che i limiti che la programmazione doveva fronteggiare nascevano dalle contraddizioni dell’economia oligopolistica che essa pretendeva di gestire. [Lanzardo a]. Nel secondo saggio, intitolato “Produzione, consumi, lotta di classe”, Lanzardo, dopo aver rilevato che “la storia del capitalismo, dal periodo in cui Marx conduceva la sua analsi, ci mostra il meccacinismo attraverso il quale si produce l’accumulazione del capitale si è gradualmente modificata, nel senso che la seconda sezione dell’economia – quella che produce mezzi di consumo – è venuta ad avere un peso crescente nell’ambito del proceso accumulativo di ogni singolo paese e dello sviluppo mondiale del capitalismo”, notava che “stabilito che la programmazione economica è comunque una tecnica che ha lo scopo di intensificare il processo accumulativo e di controllarlo in tutte le sue componenti”, era chiaro che la programmazione andava incontro a due generi di limiti derivanti, da un lato, dal livello medio dello sviluppo mondiale, dall’altro lato, dallo stato dei rapporti sociali di produzione” [Lanzardo b]. Nel terzo saggio intitolato “Note sul problema dello sviluppo del capitale e della rivoluzione socialista”, Lanzardo individuava la causa del fallimento della rivoluzione socialista nella contraddizione che s’era aperta fra soggettività rivoluzionaria e arretratezza delle condizione oggettive [Lanzardo c]. Ciò ci riporta a Panzieri. Come scrisse, infatti, Panzieri, “La necessità di assicurare la vitalità e di difendere la esistenza del sistema socialista nelle condizioni di assedio e di accerchiamento capitalista, ha portato ad anticipare la trasformazione dei rapporti di produzione rispetto allo sviluppo delle forze produttive. Tale anticipazione s’è tradotta nel ritmo forzato impresso alla collettivizzazione forzata e alla industrializzazione e si è dato così luogo a un processo contradditorio di fronte al quale le strutture originarie della democrazia socialista sovietica e i suoi controlli hanno ceduto a causa del debole sviluppo iniziale delle deboli forze rivoluzionarie coscienti” [Panzieri, e]. In questo modo, offrendo una spiegazione economico- sociologica dello stalinismo, Panzieri evitò, però, di affrontare il problema delle origini ideologiche dello stalinismo. Lo stalinismo non nacque, infatti, dal nulla. Esso nacque dal medesimo ceppo da cui nacque il leninismo. Ciò significa che la critica dello stalinismo non può prescindere dalla critica del marxismo. Chiarito ciò, possiamo pure discutere dell’accerchiamento dell’Unione sovietica da pate delle potenze capitalistiche che portò Stalin ad anticipare la trasformazione dei rapporti di produzione rispetto allo sviluppo delle forze produttive e possiamo pure discutere del “marxismo come abbozzo d’una sociologia”, per usare una definizione dello stesso Panzieri [Panzieri, l]. Tutto ciò appare, oggi, in tempo di “pensiero unico”, privo di senso, come priva di senso appare, oggi, la affermazione di Panzieri che “solo una rozza mistificazione può presentare il neocapitalismo come una lotta del nuovo contro il vecchio: esso costituisce la tendenza e la direzione che si iscrivono e si definiscono all’interno della decadenza e della crisi” [Panzieri, a]. Non era così negli anni di Panzieri.

mercoledì 22 marzo 2017

ATTACCATO PARLAMENTO A LONDRA

Londra, attacco al Parlamento. Quattro morti, venti feriti. Ucciso l'assalitore, un asiatico FOTO Veicolo 4x4 piomba sulla folla di pedoni e ciclisti sul ponte di Westminster. Evacuata la premier britannica Theresa May © ANSA FOTO © ANSA +CLICCA PER INGRANDIRE Redazione ANSA 22 marzo 201720:10 News Suggerisci Facebook Twitter Google+ Altri A- A A+ Stampa Scrivi alla redazione Pubblicità 4w The Original Crossover Nissan QASHQAI. Da 10 anni il Crossover più imitato. Configuralo Shock! Lui parla 7 lingue Marco mostra il metodo per imparare lingue in 2 settimane! www.notizie-di-oggi.com Notizie Correlate Attacco Londra, le immagini dall'alto IL VIDEO Attacco Londra, i soccorsi IL VIDEO Attentati a Londra, una lunga scia di sangue VIDEOAttacco a Londra: parla un testimone © ANSA Video Attacco a Londra: parla un testimone VIDEOTerrore a Londra, suv sulla folla © ANSA Video Terrore a Londra, suv sulla folla VIDEOAttacco Londra, i feriti sul ponte © ANSA Video Attacco Londra, i feriti sul ponte VIDEOAttacco al Parlamento di Londra, i soccorsi © ANSA Video Attacco al Parlamento di Londra, i soccorsi VIDEOAttacco al Parlamento di Londra, feriti © ANSA Video Attacco al Parlamento di Londra, feriti FOTORACCONTOLondra, l'attentato del 7 luglio del 2005 © Ansa Fotoracconto Londra, l'attentato del 7 luglio del 2005 - Dagli archivi dell'ANSA Torna il terrore, stavolta a Londra, nel giorno dell'anniversario della strage di di Bruxelles. Sono quattro le persone uccise e venti i feriti dopo l'attacco davanti al Parlamento inglese. Alla guida di un suv, un uomo si è lanciato sulla folla del ponte di Westminster lasciando numerosi feriti in terra, quindi è sceso dall'auto e ha accoltellato un agente nel cortile del Parlamento di Londra. L'assalitore è stato ucciso dalle forze di polizia dopo aver tentato di fare irruzione nel Parlamento britannico attraverso i cancelli del compound di Westminster. Evacuata la premier Theresa May che prendeva parte alla seduta in corso. Scotland Yard ha parlato chiaramente di terrorismo. I testimoni hanno descritto l'attentatore come un uomo 'dai tratti asiatici, un quarantenne'. Fino ad ora sono due le vittime dell'attacco, secondo Sky News. Un agente di polizia è stato accoltellato nel cortile del Parlamento dall'assalitore che era sceso dalla macchina dopo essere passato sul Westminster bridge. I soccorsi IL VIDEO Il Parlamento è stato sospeso. 'Ho visto un uomo tarchiato, vestito di nero entrare nel cortile del Palazzo nuovo, proprio sotto al Big Ben. Aveva qualcosa in mano, sembrava un bastone". Così Quentin Letts ha descritto alla Bbc l'attacco al Parlamento di Londra. Secondo altri testimoni l'assalitore è "un uomo di mezza età". Due poliziotti, ha detto ancora il testimone, hanno provato a fermarlo. "uno dei due è caduto per terra, mentre l'assalitore muoveva il braccio come se lo stesse accoltellando o colpendo". L'altro agente, ha continuato Letts, "è scappato a chiedere aiuto, mentre l'assalitore ha proseguito la sua corsa verso l'entrata del Parlamento". A quel punto, "due uomini in borghese armati di pistola gli hanno prima intimato di fermarsi poi gli hanno sparato due o tre colpi e lui è caduto a terra". LA DIRETTA VIDEO Cancelli chiusi e agenti armati a Buckingham Palace dopo l'attacco vicino al Parlamento di Westminster. Ne dà notizia l'agenzia Pa, secondo cui sono state alzate le misure di sicurezza a palazzo. La regina sarebbe dentro la residenza stando al suo vessillo (Royal Standard) che svetta in cima all'edificio. Secondo il racconto di testimoni l'uomo ha tentato di fare irruzione attraverso i cancelli del compound del Parlamento a Westminster. Due persone giacciono a terra davanti alla Westminster Hall. Un uomo a terra sul ponte IL VIDEO E' stata evacuata dal Parlamento la premier britannica Theresa May che si trovava al suo interno quando è avvenuto l'attacco. La premier ha riunito il comitato d'emergenza Cobra. Il premier Paolo Gentiloni è in costante contatto, fanno sapere fonti di Palazzo Chigi, con la Farnesina e con l'ambasciata italiana a Londra sugli sviluppi dell'attacco a Westminster. "Qualora fosse terrorismo, sarebbe una città ancora una volta colpita perché sappiamo e ricordiamo che Londra non è la prima volta che viene attaccata. Non ci è data la possibilità di abbassare la guardia", ha detto alla stampa italiana il ministro degli Esteri Angelino Alfano. Ha anche detto di aver "già attivato tutte le strutture della Farnesina per verificare la presenza eventuale, che ci auguriamo non esserci, di connazionali tra i feriti". Il momento in cui viene sospesa la seduta del Parlamento RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA Twitter Triippiing's avatar RT @Triippiing The Cycle of Terrorist Attack RT if you find this true just a bit #PrayForLondon #Parliment #London… https://t.co/CUOGz09EjM 14 seconds ago ?? reply ?? retweet ?? favorite AngloExile's avatar Why are the media not respecting his Muslim conversion name of Abu Izzadeen and referring to him as Trevor Brook? @jonsnowC4 #Westminster 14 seconds ago ?? reply ?? retweet ?? favorite USA_Infidel247's avatar RT @USA_Infidel247 🚨REPORT ISIS LEADER🚨 @BarackObama #PrayForLondon #LondonAttack pic.twitter.com/lejeLpc5AY 14 seconds ago ?? reply ?? retweet ?? favorite metpoliceuk's avatar RT @metpoliceuk Full statement from Commander Harrington following the incident in #Westminster #London pic.twitter.com/vMPCXKq2Ft 14 seconds ago ?? reply ?? retweet ?? favorite BenjaminGClark's avatar RT @BenjaminGClark BBC Accidentally showed an ISIS video already. Hmm #parliament #Westminster #BreakingNews pic.twitter.com/dsqizTKj8w 14 seconds ago ?? reply ?? retweet ?? favorite CllrTomHayes's avatar RT @CllrTomHayes Three #Westminster things: - Don't tweet images of victims - Don't rush to judgement about who's to blame - Don't blame a group in society 14 seconds ago ?? reply ?? retweet ?? favorite Ldn_Ambulance's avatar RT @Ldn_Ambulance As we continue to respond to the incident in #Westminster please only call for an ambulance in a genuine emergency. 14 seconds ago ?? reply ?? retweet ?? favorite Chris_K_Eames's avatar RT @Chris_K_Eames Terror at #Westminster—people run over as car crashes into fence, driver stabs policeman, is shot, several wounded https://t.co/xI0Q6ILGHX 14 seconds ago ?? reply ?? retweet ?? favorite CodeAud's avatar RT @CodeAud The #Westminster terrorist suspect was a hate preacher Abu Izzadeen (Trevor Brooks) from Clapton in Hackney, one of… https://t.co/ybgxdVHYI7 15 seconds ago ?? reply ?? retweet ?? favorite MalekJandali's avatar @PilmoreBedford My thoughts and prayers to the victims and families of the #Westminster attack and all the people of #London #UK @USAmbUK ☮ 16 seconds ago ?? reply ?? retweet ?? favorite jaivomi's avatar RT @jaivomi Important to remember this was just one deranged idiot. British culture is as broad as it is diverse. #Westminster #WeAreNotAfraid 16 seconds ago ?? reply ?? retweet ?? favorite parliamentview's avatar RT @parliamentview Thank you @metpoliceuk and @Ldn_Ambulance for your quick, thorough and brave service. #Westminster https://t.co/ZGECemwqgc 16 seconds ago ?? reply ?? retweet ?? favorite InvestLincs's avatar RT @InvestLincs Our thoughts are with those killed, injured and their families in #Westminster terror attack #London https://t.co/2uG5jkSuBT 16 seconds ago ?? reply ?? retweet ?? favorite pspoole's avatar RT @pspoole .@DavidSPJM Yeah, not so lone wolf if it is Abu Izzadeen #KnownWolf #Westminster pic.twitter.com/PwEN9Yp5rY 16 seconds ago ?? reply ?? retweet ?? favorite policia's avatar RT @policia 🚩Teléfonos habilitados por el Consulado de España para atender emergencias en #Londres #Westminster twitter.com/CGEspLondres/s… 16 seconds ago ?? reply ?? retweet ?? favorite Join the conversation Condividi Suggerisci Commenti Ultima Ora Mondo 17:05 Londra: Scotland Yard, è terrorismo 15:39 Reali divisi su ogm, scontro Carlo-Anna 14:50 Isis: Alfano a summit Washington 14:42 Eurovision, Kiev blocca cantante russa 14:33 Forze Usa oltre le linee Isis a Raqqa 14:11 Bruxelles:lettera a jihadisti,sconfitti 13:30 Cile: Pinera si candida a presidenziali 13:28 CoreaSud: parte recupero traghetto Sewol 13:11 Berlino a Erdogan stop paragoni nazismo 12:45 Erdogan, Ue rispetti diritti umani ›Tutte le news + Letti 533618 volte Londra, attacco al Parlamento. 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Ucciso pregiudicato. 13 volte Incidente in aereo, batterie esplodono e cuffie passeggera prendono fuoco 11 volte Morto David Rockefeller, aveva 101 anni

martedì 21 marzo 2017

Elogio della radio

CORRADO BEVILACQUA ELOGIO DELLA RADIO Un tempo, quando non c'era ancora la tv, le famiglie italiane si runivano dopo cena attorno ad una radio ad ascoltare trasnissioni come Il convegno dei cinque, il Concerto Martini e Rossi, Il rosso e il nero condotto da Corrado i copmpagnucci della parrocchietta con Alberto Sordi. Alla domenica omeriggio c'era le partite di calcio con la voce inconfondibile di Nicolò Carosio.seguita da Ballando con noi e da Sorella radio - una trasmissione per i malati. Fu attraverso la radio che, ancora bdmbino, mi resi conto che in questo mon do esistevano non solo i santi, i poeti e i navigatori citati ogni lunedì mattina da Gianni Brera nel suo nell'edtoriale del Guerrin sportivo, ma c'erano anche uomini come il dott Schweitzer al quale la Rai aveva dedicato l'omonimo dramma Buona notte dott. Schweitzer, Alexander Fleming inventore della penicillina, il dott. Sabin inventore dell'antipolio. Fu grazie ad un geniale cronista radiofonico che si diffuse il mito di Fausto Coppi, il campionissimo Memorabili erano gli esordi delle sue radiocronache: "Un uomo solo è al comando, ha la maglia bianco celeste della Bianchi, il suo nome è Fausto Coppi". Alla domenica andavi al cinema a vedere qualche film di propaganda americana e nel cinegiornale Luce vedevi il campionissimo pedalare in sciotezza sui ripidi tornanti del Pordoi; fu attrsverso la radio che il mondo seguì la tragedia della rivoluzione ungherese, la rivolta dei Mau Mau in Kenya, l'affondamento della Andrea Doria,la esecuzione dei coniugi Rosenberg, l'elezione a presidente degli USA di Eisenhower che fece tirare un respiro di sollievo al momdo libero. Il suo sfidanre, infatti, Aldai Stevenson era reputato un comunista, e fu attraversso la radio che entrarono nel linguaggio corrente espresssioni come guera fredda e cortina si ferro e che venne decretato il successo di Papaverri e papere e di Vola Colomba al Festival di San Remo. Oggi, la televisione non offre più emozioni pragonabili a quelle della radio, Essa offre solo delle chiaccgìhiere. Il caso della trasmissione di Rai1 "Parliamone sabato" è diventato un piccolo "giallo". Il motivo riguarda il dibattito organizzato sul tema: "Motivi per scegliere una fidanzata dell'est", con tanto di lista dei buoni motivi. Cosa che ha scatenato un inevitabile putiferio (sebbene al dibattito stesso fossero dati dei toni critici) e le necessarie scuse pubbliche da parte del direttore di Rai1, Andrea Fabiano, non sono bastate. Il direttore generale della Rai Antonio Campo Dall'Orto ha agito con fermezza chweiterdecidendo così di chiudere la trasmissione e spiega: "La decisione di chiudere Parliamone sabato non è infatti solo la semplice e necessaria reazione ai contenuti andati in onda lo scorso sabato, contenuti che contraddicono in maniera indiscutibile sia la mission del servizio pubblico che la linea editoriale che abbiamo indicato sin dall'inizio del mandato. E' anche una decisione che accelera la revisione del daytime di Rai1 sulla quale peraltro stavamo già lavorando da tempo. Questo al fine di rendere i contenuti Rai sempre più coerenti ai valori che ne ispirano la missione". In effetti in molti sono rimasti sbigottiti nel vedere un cartello grafico durante la trasmissione in cui si elencavano i pregi delle donne dell'est europeo rispetto alle altre donne, tra questi svettavano: "Sono sempre sexy niente tute né pigiamoni", "Non frignano, non si appiccicano e non mettono il broncio", "Perdonano il tradimento" e "Sono disposte a far comandare il loro uomo". In un post su Facebook il presidente della commissione di Vigilanza Rai Roberto Fico ha attaccato duramente: "Quanto è avvenuto ed è stato raccontato nella trasmissione di Rai Uno 'Parliamone sabato' è esattamente la negazione di servizio pubblico. I responsabili di ciò che è successo devono dimettersi. Il direttore di Rai Uno e la presidente Maggioni si sono scusati per l'accaduto, ma non basta. Sono necessari provvedimenti seri". Dopo questa bufera mediatica scoppiata in Rai, in tanti hanno detto la loro. Curiosa la presa di posizione dell'attrice ungherese Eva Henger, intervenuta ad Un Giorno da Pecora, su Rai Radio1, per dare il punto di vista di una delle donne geograficamente tirate in ballo in quella trasmissione. “Ho letto di quanto accaduto, è veramente ridicolo. Ma non mi sono sentita offesa, anzi non capisco il clamore suscitato”, ha detto la Henger. VIDEO - "Parliamone sabato", i momenti folli del programma di Rai Uno

lunedì 20 marzo 2017

Il mito Italiani brava gente

Qualche vecchio compagno di partito ha criticato il mio post Siamo italiani, dicendo che criticare gli italiani è come sparare ai passeri con un cannone da campoagna. E' vero, Tuttavia noi non siano mai seri, cioè non ci prendiamo mai sul serio. Ciò emerge in tutta evidenza dai trailers di films famosi pubblicati conemporaneamente a questo post. Tutti noi abbiamo elogiato il film di Francesco Rosi Le mani sulla città, allo stesso modo abbiamo elogiato il film Una vita difficile con Alberto Sordi. Malgrado ciò i due film trasformano delle tragedie personali e socisli in commedia, la famosa commmedia all'itsliana. Vedi la scena del referendum monarchiarepubblica in Una vita difficile Perfino un film di culto come Il sorpasso non riesce a rappresentare il vuoto della nostra esistenza in pieno boom. L'italiano brava gernte diventa il protagonsta di L'avventua, interpretato in modo speldido da Gabriele Frzetti. Infine che dire deifilms sulla mafia. Io, come pumto di riferimentono Il giorno della civetta dove un maagnifico Ely Wallace distingue fra uomini, ominicci e quaeaquà

Bollettino della Vittoria (1918)-Marcia reale italiana

Discorso di Re Umberto - 13.06.1946

referendum monarchia repubblica

Le mani sulla città di Francesco Rosi - scena finale

discorso da "Le mani sulla città" film del 1963 diretto da Francesco Rosi.

tratto da "Le mani sulla città" (1963) di F. Rosi

Il Giorno Della Civetta

venerdì 17 marzo 2017

Siamo italiani

La Camera dei deputati ha votato eliminaione degli ati 48, 49 e 50 del Jobs Act dedicati al lavoro accessorio. L'emendamento prevede anche un periodo transitorio - fino al 31 dicembre 2017 - in cui si potrà continuare ad utilizzare i buoni lavoro già acquistati. Il governo, nel cdm di domani, dovrebbe tradurre in decreto questa decisione della commissione, di conseguenza dall'entrata in vigore dello stesso i buoni lavoro non potranno più essere venduti. Ora, cerchiamo di capirci una volta per tutte, anche se non sarò facile, abituati come siamo a vivere alle spalle dello stato che organizza la nostra vita dalla culla alla tomba, Non a caso, la parola voucher è made in USA e egli states dove è in funzione l'unico sistema di protezione del lavoro che ha sempre dato dei fruti: Loliberare l'uso delle erisrse esistenti da ogni genere di lacci e laccioli. Quando la mia moglie americana venne licenziata dal proprietario dello studio legale dove lavorava a causa della crisi, ella non si rivolse al padre che il caso voleva fosse il capo della polizia di New York per ottenere un posto di consulente legale del padre come avrebbe fatto in Italia, ma acquistò una copia del Post. Lo aprì alla pagina degli annunci economici e l'ochio le cadde su un riquadro: dove si diceva che un famoso studio legale di New York cercava un socio penalista. Telefonò, le fu dato un appuntamento. Ebbe un colloquio informale con il suo futuro boss e venne associata allo studio. Dopo una settimana, era in tribunale a sostenere le ragioni della difesa in un caso di mazzette che aveva coinvolto la whip dei democratici alla Camera dei rappreentanti. Io ero a casa. Accesi il televisore e mi sintonizzai sulla FoxNews. Il primo servizio rigurdava il caso trattato da mia moglie. lo La guardai e mi sentii orgoglioso di lei.

martedì 14 marzo 2017

LA RIPRESA E' COME LA PRIMULA ROSSA

G20: Fmi: 'Ripresa accelera, ma restano rischi al ribasso' Il documento preparato per la riunione dei ministri finanziari La crescita economica mondiale è prevista accelerare nel breve termine, ma restano incertezze e i rischi al ribasso. Lo afferma il Fmi nel documento preparato per il G20 dei ministri finanziari e dei Ora, non occorrde essere deiNobel per l'economia per renders conto che la lobalizzazione aprendoke eonomie nazionali e sincronizzando i relativi ciclieconomici. La globalizzaziuone ha reso ouy of fashion il fenomeno delle locomotivem cioè di quelleeconie nazionali che crescono più delle altre

domenica 12 marzo 2017

LETTERA AL SINDACO DI NAPOLI

Egregio sindaco, premetto che non sono un simpatizzante di Salvini e non condivido le sue idee, Malgrado ciò non mi sarebbe mai passato per la testa di proibirgli d parlare. Come ella sa una manifestazione puo essere proibita soltanto per motivi di ordihe pubblico.Ma non si può fare uso del potere di veto per scopi ideologici. Nel campo della teoria giuridica nessuno si sognerebbe di giustificare un veto politico sulla base di eventuali divergenze ideologiche, Il diritto ad esprimere liberamente le proprie idee prescinde dalla natura delle suddette idee.Il problema riguarda la possibilitù che qualcuno cerchi di mettere in atto certe idee, Ora, allo stato delle conoscenze non ci risulta che sia Salvini il responsabile dello stato penoso di Napoli ma la sua cò classe dirigente, Come ci insegna la saggezza popolare il pesce puzza dalla testa.La Napoli odierna non è la Napoli della Sarao nè la Napoli fi Marotta C'è im Oro di NBapoli un racconto, quelloo del pernacchio. Secondo Marotta un pernacchio fatto bene distrugge una reputazione. Con la sua presa di posizone contro Salvini ella ha formito a Salvini un'arma micidiale. Nel film tratto dal racconto di Marottaa il petnacchiatore era Eduardo. Si ricotda la scena? Um nobile avaro e antipatico esce dsl suo palazzo in una elegane auto d'epoca scoperta. Sigmor cone di, maechese di --- gridano gli astanti. Un attimo silenzio e poi, ecco che irrompe nell'aria sciroccosa del vicolo il rumotre sibilante come uno Stuka in picchiata, del pernacchio di Eduardo. Signor sindaco Napoli non può cambiare perchè una città è quello che i suoi cittadini vogliono che essa sia. pElla però può cambiare attrgiamento prima che qualcuno le spernacchi dietro alla Marotta

RENZI ATTACCCA

Pd, ultimo giorno kermesse Lingotto. Renzi: partita inizia ora, scrivere progetto Paese Ex premier: 'Qualcuno ha cercato di distruggere il Pd' "La partita inizia adesso - ha detto Matteo Renzi al Lingotto -, la mozione sarà scritta la prossima settimana, ma c'è il progetto per il Paese noi non sappiamo se il futuro è maggioritario o proporzionale, abbiamo le nostro idee, ma dopo il 4 dicembre quel disegno di innovazione istituzionale è più debole,la forza delle nostre idee è il confronto con gli altri e allora vincerà chi sarà più forte in termini di progetti e proposte". "Nelle scorse settimane oggettivamente qualcuno ha cercato di distruggere il Pd perché c'è stato un momento di debolezza innanzitutto mia - ha detto ancora Renzi -. Ma non si sono accorti che c'è una solidità e una forza che esprime la comunità del Pd, indipendentemente dalla leadership: si mettano il cuore in pace, c'era prima e ci sarà dopo di noi e ora cammina con noi". Poi ancora: "Essere di sinistra non è rincorrere totem del passato lo diciamo a chi immagina che essere di sinistra è salire su un palco alza il pugno chiuso e canta bandiera rossa. Sono esponenti di una cosa che non c'è più a difendere i deboli. E' un'immagine da macchietta non di politica". "Bentornato a casa tua Paolo Gentiloni, presidente del Consiglio: siamo felici di lavorare insieme a te", ha detto Renzi al Lingotto. "No alla giustizia di chi ha confuso la giustizia con il giustizialismo - ha detto Matteo Renzi al Lingotto.. La Costituzione dice che un cittadino è innocente fino a sentenza passata in giudicato. Sempre, non a giorni alterni. I processi si fanno nei tribunali, non sui giornali. Gli articoli sono del codice penale. Le condanne le emettono i giudici, non i commentatori". "Ci dobbiamo porre il tema di come si sta, ma è un tema che affronteremo da quello che accadrà sulla legge elettorale - ha spiegato ancora Renzi -. La prima alleanza che vale è con i cittadini che credono in noi. Non possiamo replicare modelli del passato se no è chiaro quello che vogliamo fare". Al Lingotto il ministro dell'Istruzione Valeria Fedeli: "Va bene Matteo Renzi e Maurizio Martina, ma accanto a loro mancano due giovani leader donne. Lo dico a Matteo e Maurizio: c'è una mancanza". "Raddoppiare nei prossimi cinque anni i fondi per scuola università e ricerca. E aprire un fronte di discussione con l'Europa per tenere queste risorse fuori da ogni vincolo". "Noi siamo con gli insegnanti se tutti insieme mettiamo al centro le ragazze e i ragazzi, il nostro futuro. Siamo l'unico governo che ha invertito la rotta sui finanziamenti all'istruzione", rivendica Fedeli. "Oggi al #Lingotto17 con Matteo Renzi. Più forza al Pd per il futuro dell'Italia": così su Twitter il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni. Sul palco anche Matteo Orfini: "Sinistra è una parola bella davvero che si porta dietro una storia, che è speranza e passione, noi dobbiamo sempre stare attenti a maneggiare la parola sinistra che non va chiusa in uno spazio angusto, che non può essere minoranza o essere chiusa in un partitino. La sinistra italiana siamo noi, è il Pd, poi ci interessa discutere con tutti". "Con Pisapia - ha aggiunto - vogliamo continuare a lavorare e combattere insieme e siamo interessati a ciò che si muove intorno". La vicesegretaria del Pd, Deborah Serracchiani, ha detto: "Pisapia è la sinistra a cui guardare, ma non pensi chi è uscito dal Pd di rientrare con quel listone. La soluzione non è girare le spalle, vigliaccamente andarsene e poi condizionare il partito da cui si è usciti, non ci faremo condizionare". "Nessun veto, non ci sono preclusioni. C'è un progetto politico da costruire insieme che riguarda il Paese", ha detto il capogruppo Pd alla Camera Ettore Rosato risponde a chi gli chiede se vi siano veti a future alleanze con chi ha lasciato il Pd, come i parlamentari di Mdp. "Certo, si può costruire un progetto politico con chi ha chiaro chi sono gli avversari: per noi sono i populisti e la destra, speriamo di trovare i vecchi compagni di strada sulla stessa lunghezza d'onda", aggiunge. LINGOTTO - LA SECONDA GIORNATA Sposta l'asse un po' più a sinistra, Matteo Renzi. E rivendica l'ambizione di un Pd che, con vocazione maggioritaria pur dopo l'improvviso ritorno al proporzionale, sia motore del "cambiamento dell'Italia", perché sia "più giusta e più forte". "Noi siamo il Partito democratico e non torniamo indietro ma vogliamo guardare avanti", dice Maurizio Martina, classe 1978, nativo Ds, che affianca Renzi nella corsa per il congresso: "Diversi e uniti è possibile". La prospettiva, afferma Martina che con il suo intervento contende ad Andrea Orlando la rappresentanza della sinistra Pd, è quella di un "nuovo centrosinistra largo e inclusivo". Non si può, dice a chi come Bersani è andato via, rimettere le lancette indietro e tornare "alle vecchie case madri" e al centrosinistra col "trattino". Da Roma, nelle stesse ore, arriva la 'chiamata' di Giuliano Pisapia, che chiede al Pd di indicare le alleanze, scegliere il campo di gioco. E' chiaro, replica Matteo Orfini, che il Pd non può allearsi con Alfano e con un partito che si chiama "Nuovo centrodestra". Ma dal palco Dario Franceschini ricorda che la realtà impone di guardare al centro: "Auspichiamo che nel centrodestra nasca un'area moderata con cui dialogare e del resto i numeri ci spingono a questo", afferma. "Il rapporto con Pisapia è naturale e privilegiato", afferma Ettore Rosato. Ma invita a guardare al quadro creato dalla legge elettorale. Dopo le primarie Dem si potrà davvero entrare nel vivo sulla legge elettorale e a quel punto, nonostante un diffuso pessimismo sulle chance di cambiarla, l'impegno ribadito dai renziani è per il Mattarellum o una correzione maggioritaria. Sergio Chiamparino, che in un applauditissimo discorso dal palco ribadisce di non voler abbandonare la "barca" renziana nel momento della difficoltà perché sarebbe "vigliacco", invita a non farsi tentare dall'autosufficienza e declinare la parola "egemonia" nel senso di dialogo a sinistra o, se il proporzionale lo imporrà, alleanze. Ma in quel caso, nota un dirigente renziano, la responsabilità è in capo anche a Pisapia: i parlamentari a lui vicini, ex Sel, siedono nei gruppi "con D'Alema, per il quale Renzi è nemico più di Berlusconi". Nella seconda giornata del Lingotto resta in sordina il caso Consip. Luca Lotti, che la prossima settimana affronterà la mozione di sfiducia alla Camera, è assente ma solo per ragioni familiari e domenicaci sarà. Nelle discussioni del gruppo di lavoro sulla legalità viene ribadita una linea totalmente garantista. Stefano Graziano, indagato e poi archiviato per associazione camorristica, invoca una legge per tenere segreti gli avvisi di garanzia ma - mentre il magistrato Nicola Gratteri la boccia - il renziano David Ermini frena: il tema è culturale. Sul palco si alternano ministri, da Claudio De Vincenti a Pier Carlo Padoan. Domani ci sarà Paolo Gentiloni. Emma Bonino, applauditissima, parla di immigrazione e bacchetta Renzi sugli attacchi frequenti ai "tecnici" europei. L'ex premier ascolta dal retropalco e si fa vedere in platea solo sul finale, quando Massimo Recalcati lancia la scuola di formazione politica milanese che si chiamerà Pier Paolo Pasolini. Il rilancio dell'ex premier passa dal partito - in questo, vien fatto notare, il Lingotto è diverso dalla sua Leopolda della società civile - e da una nuova guida più plurale. Al suo fianco ha una nuova classe dirigente di 30-40enni che si son fatti le ossa da amministratori (da Matteo Richetti al presidente dell'Anci Antonio Decaro, da Giuseppe Falcomatà a Matteo Ricci). Sul palco torna Maria Elena Boschi, che raccoglie applausi tiepidi, dice che la sconfitta al referendum "è stata dolorosa ma siamo in cammino e la nostra avventura è solo all'inizio". Beppe Grillo attacca Renzi: con la piattaforma on-line "Bob", attacca, copia le idee del M5s. La differenza tra M5s e Pd, replica il renziano Andrea Marcucci, è che loro hanno "venti votanti alle primarie e il Pd un milione". L'ex premier si tiene lontano dalle polemiche, anche dagli attacchi di Michele Emiliano che lo definisce "pericoloso", e invita a guardare alla platea: "Mi emoziono, la nostra forza è un popolo che non si rassegna al catastrofismo". Michele Emiliano, candidato alla segreteria del Pd, commentando le frasi di Renzi sulla compatibilità tra il ruolo di segretario del partito e di presidente del consiglio, ha detto: "Il segretario del partito è una cosa, il candidato premier è un'altra. Se il segretario fosse così bravo da essere il candidato premier dovrebbe dimettersi da segretario". "È un meccanismo - ha detto Emiliano - che una volta applicavamo senza problemi e che è stato cambiato in peggio nell'ultimo periodo". "Io non ho capito la proposta di Renzi, neanche da questa triste kermesse che sta facendo. Se insiste nello sbagliare è un pericolo per sé stesso e per gli altri", ha detto ancora Emiliano. "Non riesco a capire qual è la differenza tra i fallimenti dei 1000 giorni precedenti e quello che intende fare in futuro. O si è pentito di quello che ha fatto in passato e allora mi farà capire in cosa vuole cambiare,o insiste nello sbagliare". E a Roma Giuliano Pisapia indica gli obiettivi dell'iniziativa politica che tiene a battesimo oggi. "Campo progressista vuole riunire il centrosinistra ed è un soggetto plurale a disposizione di tutti coloro che credono in un centrosinistra aperto, largo".'Campo progressista' vuole essere un progetto aperto "al civismo - dice Pisapia - all'ambientalismo, a chi crede nel dialogo interculturale e religioso. Ma soprattutto a chi vuole passare dalle parole ai fatti". Pisapia sottolinea come esistano già "decine di migliaia di esperienze amministrative e realtà locali a cui vogliamo offrire una casa per lavorare insieme". LINGOTTO - LA PRIMA GIORNATA Renzi, da segretario-premier detterò agenda contro paura "Insieme" da Lingotto contro tecnici e populisti. Orlando attacca "Il futuro non va più di moda ma è la nostra sfida, la paura è l'arma elettorale degli altri". Torna alle origini, Matteo Renzi. Le origini del Pd, con il Lingotto di Veltroni che rivendica da "erede", non "reduce". E le proprie origini, con "l'ambizione di rappresentare una svolta e tornare all'egemonia, non in senso gramsciano, ma nel dettare l'agenda di un'Italia che non si rassegna al catastrofismo". Parole, queste, di un candidato alla segreteria Pd che rivendica la scelta di essere anche candidato premier. Con una novità, annunciata dopo la sconfitta al referendum: "Io ci sono, con le mie ferite. Ma prima di me - dice annunciando più collegialità e dibattito delle idee - ci siete voi". Uno dei due sfidanti, Andrea Orlando, critica però con durezza la linea renziana: "Usciamo dalla sindrome dell'autosufficienza. Io guardo a quelli che hanno costruito il Pd e poi sono rimasti per strada". La folla che riempie il padiglione del Lingotto, con tanto verde a far da sfondo e le sale per i workshop tematici a contornare il palco, è la risposta - sottolineano i renziani - a chi vedeva Renzi già azzoppato dal caso Consip. Lui, che in un'intervista afferma di avere contro "un intreccio di poteri", dal palco non fa alcun riferimento alle inchieste, tuona contro chi fa "battaglie rancorose contro qualcuno e non per qualcosa". Ma aggiunge che non attaccherà mai i suoi rivali Emiliano e Orlando. Parte dalla parola "insieme" e termina con due parole, "identità" e "patriottismo" che rivendica alla sinistra. In mezzo, un discorso che guarda al governo del Paese, a partire dalla sfida con chi cavalca la "paura". "Chi spara contro questa comunità non fa male solo ai militanti ma indebolisce l'argine del sistema democratico del paese", attacca. E lancia stoccate anche a chi è uscito dal Pd, bocciando la sinistra "che si divide", le logiche da "corrente", il "ping pong" delle polemiche. Cita a più riprese Walter Veltroni e riprende temi del suo Lingotto come Olof Palme e la necessità di combattere "la povertà, non la ricchezza". E afferma, smentendo lo stesso titolo della kermesse ('Tornare a casa per ripartire insieme'): "Non siamo qui per ripartire, perché non ci siamo mai fermati ma per discutere, dialogare, dividerci se serve", afferma con quello che pare un riferimento anche alle critiche di Sergio Chiamparino, che al Lingotto viene da sostenitore "critico". L'ex premier ribadisce che è "convintamente al fianco" di Gentiloni e rilancia la battaglia in Europa, a partire dalla proposta di primarie per la scelta del candidato Pse alla presidenza della Commissione. Rivendica la vicinanza al francese Emmanuel Macron e attacca "populisti e tecnici": "Per anni una parte delle elite dell'Italia ha considerato l'Europa lo strumento per convincere gli italiani riluttanti a fare riforme che altrimenti non avrebbero voluto fare, premier tecnici animati da sentimento antipatriottico e antitaliano". Al centro pone un tema come il lavoro e annuncia la nascita di una scuola di politica ("Frattocchie 2.0") e una piattaforma on-line di partecipazione che si chiamerà "Bob", come Kennedy. Quanto al partito, dice che il Pd è "l'argine del sistema democratico del Paese" e che se ci sono "abusi" sulle tessere a fronte di 420 mila iscritti è fisiologico. Ed è normale che non abbia gli stessi problemi M5s che a Monza elegge il candidato sindaco con 20 voti. Propone una ricetta diversa rispetto al partito leggero o al partito pesante, che è una partecipazione attraverso diverse forme. E afferma che c'è spazio per parlare anche ai Millenials. Parla di piattaforma congressuale, Renzi, ma guarda al governo del Paese. L'opposto di quel che fa Andrea Orlando, che propone la separazione dei ruoli di segretario e premier. Orlando sottolinea che il Lingotto è patrimonio "di tutto" il Pd e non solo della mozione renziana. E rivendica di essere in giro nelle piccole città e periferie del Paese, da chi sente la politica "lontana dalle grandi convention". Da fuori, attacca Renzi anche un "ex" come Pier Luigi Bersani: "Pretendere di riassumere il centrosinistra in un partito e il partito in un capo significa andare contro un muro".