domenica 26 febbraio 2017

Alle origini della crisi attuale 1

ALLE ORIGINI DELLA CTISI ATTUALE Alla vigilia della guerra era un paese nel quale la maggior parte della popolazione era impiegata in agricoltura ed era composta per la maggior parte da piccoli proprietari La struttura familiare prevalente era quella patriarcale (Istat). Il take off al quale Giolitti e Turati avevano legato il loro futuro (Procacci) era fallito a causa della mancata creazione di un mercato nazionale (Sereni a,b.c.d) dovuta fallimento dell'Italia liberale. (Seton WatsOn, Candeloro, Romanelli, Lyttlteton) La speranza per l'Italia di diventare un paese industriale si riaffacciò nel secondo dopoguerra. (Foa, Hirschmann, Gardner, Lutz) Fra gli anni 50 e 60 del secolo scorso l'economia italiana era cresciuta in modo considerevole (Salvati, Sapelli, Autoti vari Il secondo dopoguerra) sfruttando essenzialmente il basso costo del lavoro che favoriva le nostre esportazioni di prodotti industriali maturi. (D'Antonio a). Questo fatto favorì uno sviluppo distorto della economia (Graziani) e la ricomparsa della questione meridionale (R. Villari, Libertini, Barbagallo) Spopolò le campagne meridionali (Cinanni. Renda), e fece esplodere demograficamente alcune città del Nord come Torino (Fofi) e Milano (Montaldi e Alasia), creò figure sociali atpiche come quella del metalmezzadro. Condannò le donne ad una vita di sacriifici dovendo accudire marito e figli oltre ad essere sfruttare dai loro padroni in fabbrica, mentre il tasso di partecipazione femminile alle forze di lavoro era al livello più basso fra i paesi avanzati (Paci. Meldolesi). In altre parole, l'Italia non non fu capace di sfruttare come fece invece la Germania, quelli che il Gerschenkron aveva chiamato i vantaggi del ritardo (Gerschenkon, Romeo, Cafagna, Spaventa). Attorno al fenomeno del ritardo economico si sviluppò un ampio dibattito teorico che si incrociò con altri dibattiti come quello sul dualismo (Graziani) e quello sulla programmazione (Napoleoni a, b. c; Carabba, Allione, Fuà). Al fine di uscire da questa situazione Sergio Rossi, economista di Bankitalia. propose una manovra basata sull'affermarsi di una nuova cultura economica fondata sul concetto di innovazione

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