giovedì 8 dicembre 2016

Addio Renzi

Renzi si è dimesso dopo la Direzione Pd. "Voto dopo Consulta o governo di t Il premier è salito al Colle per le dimissioni e ha avuto un colloquio di tre quarti d'ora circa con il capo dello Stato. Da domani alle 18 le consultazioni Matteo Renzi si è dimesso, si lgge in un lnco ans dpp'8 dicembreaprendo così la crisi di governo. Una crisi difficile, che si apre a due settimane dal Natale. La prima del settennato di Sergio Mattarella. Da giovedì, alle 18, partiranno le consultazioni con il presidente del Senato Pietro Grasso, la presidente della Camera Laura Boldrini e il presidente emerito Giorgio Napolitano. Le consultazioni saranno chiuse sabato con Forza Italia, M5s e Pd. Dopo la direzione del Pd, Renzi è salito al Colle ed ha lasciato il Palazzo del Quirinale dopo un colloquio di quasi tre quarti d'ora con il Capo dello Stato Sergio Mattarella. "Siamo il partito - ha detto di fronte al partito - di maggioranza relativa. Dobbiamo dare una mano al presidente della Repubblica a chiudere la crisi" di governo "nelle modalità che individuerà". "Un passaggio interno" di riflessione sul risultato del referendum "sarà molto duro nella chiarezza che deve contraddistinguere il Partito democratico, ma dovrà arrivare dopo la crisi di governo che si dovrà aprire adesso". "Propongo - ha detto Renzi facendo intuire che lui non farà parte della delegazione - che ci sia una delegazione al Quirinale composta da uno dei due vicesegretari, Guerini, dal presidente" Matteo Orfini "e dai due capigruppo" Ettore Rosato e Luigi Zanda. "Propongo che la direzione sia convocata in modo permanente per consentire alla delegazione di venire a riferire quando vi saranno elementi di novità", aggiunge. "Noi - ha detto Renzi in un altro passaggio - non abbiamo paura di niente e nessuno, se gli altri vogliono andare a votare, dopo la sentenza della Consulta, lo dicano perché qui si tratta tutti di assumersi la responsabilità. Il Pd non ha paura della democrazia e dei voti". Per ora, niente dibattito in Direzione sulla sconfitta nel referendum e sui rapporti interni. Ma, dopo la chiusura della crisi, il confronto ci sarà e sarà 'duro' e 'trasparente', ha anticipato il segretario, che ha definito 'tutt'altro che banali' la questione posta a sinistra dall'ex sindaco di Milano Pisapia e rivolto una stoccata a chi 'ha festeggiato' le sue dimissioni: 'Lo stile è come il coraggio di don Abbondio, non giudico e non biasimo...'. Quanto al governo che cade, il premier rivendica con orgoglio il 'disegno organico' della sua azione: 'Meno tasse e più diritti'. La minoranza non replica. 'C'è la crisi, viene prima l'Italia. Ci aspettiamo che il confronto ci sarà presto'. In Direzione solo Walter Tocci si alza per chiedere il dibattito. Attacca invece da Facebook Michele Emiliano, il presidente della Puglia pronto a candidarsi per la guida per partito: 'Renzi ha mortificato la democrazia interna, sono senza parole'. Intanto il Movimento cinque stelle ha presentato una proposta di legge per applicare l'Italicum anche a Palazzo Madama. E il leader della Lega, Matteo Salvini è tornato ad attaccare: "o voto o piazza" - "Tra una settimana, se non ci saranno risposte chiare sul voto, noi scendiamo in piazza: il 17 e il 18 dicembre siamo pronti per una raccolta firme per elezioni subito. Questa la nostra risposta a Renzi e Mattarella se pensano di farci perdere ancora del tempo". Così il segretario della Lega commenta il discorso del premier che al termine del suo intervento alla direzione del Pd è salito al Quirinale per le dimissioni. "Noi non intendiamo far passare inutilmente - prosegue Salvini - ore e settimane: anche questa giornata è stata sacrificata sull'altare dei litigi del Pd. Basta. Vogliamo che gli italiani votino il prima possibile. Renzi continua a prenderci in giro: noi non siamo disponibili ad alcun governo di larghe intese e non intendiamo sprecare ancora giorni in sterili dibattiti su questioni assolutamente irrilevanti", conclude. A meno di mezz'ora dall'inizio della direzione Renzi aveva già anticipato le sue intenzioni nella sua e-news e la linea è: o governo di responsabilità con il sostegno di tutti o voto. "Toccherà - sottolinea Renzi - ai gruppi parlamentari decidere che cosa fare. Vorranno andare subito a elezioni? Nel caso si dovrà attendere la Sentenza della Consulta di martedì 24 gennaio e poi votare con le attuali leggi elettorali, come modificate dalla Corte". "Se i gruppi vorranno invece andare avanti con questa legislatura, dovranno indicare la propria disponibilità a sostenere un nuovo Governo che affronti la legge elettorale ma soprattutto un 2017 molto importante a livello internazionale". Intanto il governo ha ottenuto la fiducia sulla legge di bilancio al Senato. La manovra è legge. "Non sono io - scrive ancora Renzi - a decidere ma devono essere i partiti - tutti i partiti - ad assumersi le proprie responsabilità. Il punto non è cosa vuole il presidente uscente, ma cosa propone il Parlamento", aggiunge Renzi. "Io sono pronto - sottolinea Renzi - a cedere il campanello al mio successore, con un abbraccio e l'augurio di buon lavoro. Stiamo scrivendo un dettagliato report da consegnare e stiamo facendo gli scatoloni. Scatoloni che ci fanno spuntare molti sorrisi e qualche ricordo amaro. Ma la storia di questi mille giorni non la faranno i rancorosi commenti di queste ore". "Troveremo un modo - sottolinea - per non disperdere la bellezza di quello che avete fatto. Di quello che siete. Ci sono milioni e milioni di italiani che credono a un altro modello di politica. Li abbiamo visti alle Europee, li abbiamo visti al Referendum, li vedremo anche in futuro. Ora però un passo alla volta e soprattutto: si può perdere un referendum, ma non il buonumore, mai! È già tempo di rimettersi in cammino". "Gli oltre 13 mln di voti raccolti sono stati insufficienti a farci vincere", osserva. In conclusione, Renzi non è né Otto von Bismark né Charles de Gaulle. Renzi non ha fstto né fsrà la storia. Renzi pè un inghipo della storia.

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