venerdì 4 dicembre 2015

Noi e l'Islam

Corrado Bevilacqua

QUEREMOS

"Queremos conquistar París antes de Roma y Al Andalus". Ese es el objetivo de Estado Islámico. Nunca lo han escondido, aunque tras los atentados del viernes, la amenaza se hace más evidente que nunca. El propósito fundacional del EI (o ISIS, Islamic State of Iraq and Syria) es crear un califato que abarque desde Oriente Próximo hasta la Penísula Ibérica", si legge su Vanguardia.

"Por eso Abu Bakr Al Baghdadi, líder de este grupo terrorista nacido a principios del siglo XXI como una facción de Al Qaeda, se hace llamar "califa", un príncipe musulmán que, como sucesor de Mahoma, ejerce la suprema potestad civil y religiosa en todo el imperio musulmán.

La máquina de propaganda de Estado Islámico es tan potente que cualquiera de sus vídeos alcanza difusión mundial en apenas unas horas. En su última campaña de contenidos digitales, publicada este mismo lunes, han lanzado varios vídeos que celebran los atentados en Francia y anuncian nuevas operaciones.

El grupo yihadista plantea ataques coordinados y minuciosamente preparados, olvidando su antiguo modus operandi que se sustentaba en las acciones de los denominados "lobos solitarios", una reminiscencia de la cada vez menos potente Al Qaeda.

"Prometimos a Francia que vería algo terrible y lo que se avecina será más fuerte. Queremos conquistar París antes de Roma y Al Ándalus", señala una voz en off. Y añade: "Invitamos a los musulmanes a atacar a los cruzados con balas, bombas, cuchillos, coches o a golpes. Si no lo hacen, rendiremos cuentas con ellos en el juicio final".

Pese a centrarse en Europa, Estado Islámico no se olvida de su otro enemigo, Estados Unidos. "Avisamos a los estados que forman parte de la campaña de los cruzados que, si Dios quiere, vendrá un día en el que igual que golpeamos a Francia en el centro de París, haremos lo mismo con Estados Unidos en el centro de Washington", avisa uno de los miembros del EI.

Al grupo yihadista liderado por Al Baghdadi se le considera la organización terrorista más poderosa actualmente. Y cuando habla de Al Andalus no se refiere exclusivamente a Andalucía, sino que se marca como objetivo casi toda la Península Ibérica.

En verano, mientras Estado Islámico se expandía por Siria e Irak, algunos de sus dirigentes reclamaban que ya era hora de que España, que estuvo ocho siglos (del VIII al XV) regida por el islam, volviese a formar parte de la umma (la comunidad de creyentes del islam).

"España es la tierra de nuestros abuelos y vamos a abrirla, si Dios quiere, con el poder de Alá", anunciaba un vídeo aparecido en julio y en el que se veía a un yihadista hablando en español. Medio centenar de españoles se habrían incorporado a las filas del EI, demás de 1.200 marroquíes.

Estado Islámico lidera el movimiento yihadista pero también han aparecido otras formaciones como Al Qaeda para el Magreb Islámico, que estarían operando en Ceuta y Melilla, según La Razón, y buscarían la más mínima oportunidad para de víctimas que habéis matado con vuestros ataques cada día en la tierra de Siria serán la causa de vuestra desgracia futura. Sabed también que os mataremos como mayor parte de la gente no lo sabe", decía un comunicado de la rama egipcia de EI hace escasos días."

***

Ora, la prima osservazione che vien da fare dopo aver letto una tale quantità di sciocchezze, è che, malgrado la sua debolezza politica, l'Europa è militamente più forte di quello che non solo l'Isi ma anche molti europei pensano.

La conquista araba della penisola iberica avvenne, come lo storio belga Henri Pirenne dimostrò, i un periodo nel quale l'Europa era troppo debole per opporsi alla forza dell'Islam. Occorse tempo, molto tempo, all'Europa per risollevarsi dalla crisi in cui la crisi causata dalla caduta dell'impero romano

La successiva scoperta dell'America, sommerse l'Europa d'oro, mentre la cacciata degli ebrei dalla Spagna costrinse favorì lo sviluppo degli scambi. In altre parole, mentre per l'Europa si apriva una fase ascendente, per il mondo islamico iniziava una crisi dalla quale esso non è ancora riuscito a uscire.

In Europa si attuò inolte una autentica rivoluzione culturale che inventò un nuovo tipo d'uomo e di economia. Il medioevo europeo aveva inventato la bussola, il mercante, la lettera di cambio. La nuova epoca nota come Rinascimento inventò la "prospettiva artficiale" e la partita doppia : in altre parole, inventò il capitalismo.

Non solo. La nuova concezione dell'uomo stimolò lo studio della natura e lo sviluppo della scienza e della tecnica che consentirono all'Europadi rafforzarsimilitarmente nei confronti dell'impero turco che si giocò l'ultima disperata carta sotto le mura di Vienna.

Non si può essere infatti una grande potenza miltare, vedi Velieri e cannnoni di C.M. Cipolla, se non si è una grande otenza economica. Al culmine della sua potenza economica, srisse Frederic Lane, "l'Arsenal de' vinigiani, dove bolle e ribolle la bollente pece", armava ua galea da guerra all'ora

Come Paul Kennedy dimostrò in un voluminoso libro intitolato Ascesa e caduta delle grandi potenze, ciò che accadde all'impero turco è accaduto a tutte le grandi potenze di cui parlano i libri di storia.

Inoltre, non dobbiamo dimenticare che quello che noi intendiamo per sviluppo economico è un concetto relativamente recente. Per Adam Smith il quale è comunemente considerato il fondatore della economia politica, il grado di sviluppo di un paese dipende dal grado di sviluppo della divsione del lavoro. Recentemente, lo storico dell'economia David Landes, in due voluminosi libri initolati Prometeo liberato e La ricchezzza e la povertà delle nazioni mise in luce l'importanza di due fattori: lo sviluppo della tecnica la creazione di sitstituzioni ch favorscano lo sviluppo. In altre parole, per dirla con Amartya Sen, sviluppo significa libertà.

La libertà di cui parlava Sen ha le sue radici in quello che G. B. Macpherson chiamò individualismo possessivo. Nell'Islam non c'è traccia di questo concetto. Quindi, è sbagliato pretendere di confrontare le socetà islamiche con le soietà occidentali. Allo stesso modo, è asurdo pretendere di imporre alle popolazioni musulmane il nostro il nostro modo di vita, la nostra civiltà, la civiltà delle "machine infernali" nacque a Manchester. La civiltà islamica a Medina.

I precetti che un musulmano deve rispettare sono: credere nell'unicità di Dio, dire le preghiere, fare elemosina, fare almeno una volta nella vita il pellegrinaggio a la Mecca, il jihad. Questa elencazione di precetti ci orta diritti al centro del problema. I musulmani dividono il mondo in due parti: la "casa dell'Islam" e il mondo degli infedeli, degli idolatri, la casa della guerra.Ora, il compito che si sonoassegnati gli islamisti è quello di liberare il mondo dagli infedeli. Ovvero, come diceva i maestro di bin Laden, Abdallah Azam, "portare il vessillo dell'Islam al di là di ogni collina" e che, di conseguenza, dobiamo essere pronti ad una guerra di lunga durata



Nessun commento:

Posta un commento