sabato 20 febbraio 2016

Ciao Umberto

ECODESTINO


Ad Umberto Eco toccò il destino di tutti quegli italiani, che come disse una volta Franco Fortini, un grande dimenticato, hanno il difetto scrivere di cose intelligenti, ma difficili. Stefano Terra sapeva scrivere. Terra fu il nostro Joyce. Orcynus Orca fu il nostro Ulysses. Camilleri non sa scrivere.  Il suo commissario Montalbano non capisce una minchia. Minchia per un siciliano è come belin per un genovese e 'sto casso per un veneto, ciula , bamba per  un milanese. La variante siculo-campana dell'italiano testa di cazzo ( 'sta fungiazza e minchia, è di una dolcezza pur nella sua ruvidezza da uguagliare l'icasticità di "fessa e sorreta", mentre il modo più soave di chiamare la figa: passera, topa, l'ho trovato nella terra di De Mita: "a uallalla".

Umberto Eco era uno scrittore colto. Egli proveniva alla semiologia Scrisse opere fondamentali come La struttura assente, Opera aperta, Trattato generale di semeiotica, Lector in fabula. I suoi libri, malgrado la loro importanza non venivano letti. Eco era uno studioso del calibro di Jacobson, Barthes, Foucault, Lotman. Il suo libro di maggior successo prima di Il nome della rosa, fu Apocalittici e integrati. Ciò accadde per via del titolo che era certamente indovinato.
Gli italiani non amano leggere. Leggere costa fatica perché fa pensare. Quando scrissi Marxismo vs femminismo. La forma-pensiero femminile, persi tre chili. Tre chili di merda ideologica che avevo lascato nel cesso del mio editore.
Ciao Umberto. Forse dove ti trovi ora ti potrai divertire a spiegare le lontane radici culturali dei versi che il vecchio Sam canta in Casablanca: Il tempo se ne va, mai più ritornerà, i quali risalgono addirittura al "never more" di Poe.

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