lunedì 15 agosto 2016

Per la critica della economia politica

Corrado Bevilacqua


Per la critica della economia politica Prefazione.

Un tempo la teoria economica marxista godeva la medesima dignità :i quella marginalista della quale il mio professore di Economica 1 e 2 era uno dei suoi più acuti teorici e in una sfida ideale la sinistra poteva contare su dei fuori classe:Sweezy, Pesenti, Ptranera, Lange, Napoleoni,Bettelheim,Baran.

A non funzionare era la teoria. Nessuna delle leggi marxiane aveva dimostrato di funzionare. Per Marx il saggio del profitto  dipende al rapporto fra  plusvalore estratto e capitale impiegato:

r= S/C

Va da sé che aumentando C, a parità di S, r diminuisce. Marx però non poteva non sapere che l'aumento del peso del capitale può essere più che compensato da un aumento della produttività dello stesso capitale; il problema della caduta tendenziale del saggio del profitto è un problema di derivata seconda ossia di variazione della variazione.

Brevemente: la derivata di una curva rappresentante una funzione continua ci dice di quanto i valori degli elementi che costituiscono la funzione, variano entro il dominio della funzione. Per Marx, per C che tende all'infinito r tende a zero. Come abbiamo  appena visto, le cose non stanno affatto così

Marx conosceva le derivate. Esiste in italiano una edizione dei manoscritti matematici di Marx curata da Lucio Lombardo Radice che venne pubblicata a suo tempo su Critica Marxista. Marx non tenne conto di ciò che sapeva enunciò  una legge basata su di un banale errore teorico.

Un'altra legge famosa enunciata da Marx fu quella relativa all'immiserimento crescente delle masse popolari. I dati statistici  a nostra disposizione ci dicono che, benché i poveri diventino sempre più poveri, cioè, benché il great divide esistente fra haves e have nots si stia approfondendo, il numero di coloro che stanno meglio è aumentato.  La statistica è infatti la scienza dei paradossi.

La questione di economia marxista che fece più discutere fu quella relativa alla trasformazione dei valori in prezzi di produzione. Tale questione naesssce dal fatto che Marx mantiene il medesimo saggio di plusvalore in tutti i settori economici. L'esperienza ci insegna che non è così. 

Ciò significa che dobbiamo abbandonare la teoria marxiana del valore lavoro Per rispondere a questa domanda dobbiamo prima considerare il problema del valore in tutta la sua complessità. Per fare ciò occorre porci  la domanda: perché le cose hanno un valore? Semplice perché esse soddisfano un bisogno umano. Ma sono pur sempre cose, prodotti della lavorazione di materie prime e di energia.

Questo fatto ha finora impedito la soluzione del problema

1-continua

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