venerdì 19 agosto 2016

Confessione


Corrado Bevilacqua
Una storia vera  

Viveva nella città di ***  un filosofo nichilista, autore di molti libri, saggi, articoli di successo , il quale aveva condotto per tutta la sua vita una guerra spietata contro la religione. La sua intelligenza e la sua cultura gli avevano tuttavia evitato di assumere posizioni estreme. Egli non condivideva l'affermazione di Marx che la religione era l'"oppio dei popoli." A suo dire, essa era espressione di un infantilismo di sinistra che faceva il paio con un analogo infantilismo riguardante il problema dello stato.

La sinistra nella quale egli aveva militato per una vita, aveva sempre considerato  democrazia e dittatura due forme intercambiabili di governo borghese. Chi sosteneva questa posizione distingueva fra "democrazia borghese" e "democrazia socialista". La "democrazia borgese" era una falsa democrazia nella quale in teoria eravamo tutti uguai e il voto del ricco valeva il voto del povero, ma in realtà il potere era controllato da chi aveva il denaro per comperare il consenso come aveva fatto Berlusconiese67 - un uomo che non sarebbes.
La verità è che il marxism nonprodusse mai, al e di là di alcune intuizioni gramsciane, una approfondita analisi dello stato e ilmotivo va rintacciato nel fatto che per Marx lo stato apparteneva alla sovastruttura.
La maggior parte degli italiani non sa che l'Italia venne definita una "repubblica democratica fondatata sul lavoro" mettendo assieme il concetto comunista di "repubblica popolare" in voga nell'Europa dell'Est e il concetto"borghese" di democrazia". Si giunse in questo modo al compromesso fra destra liberale, centro cattolico e sinistra socialcomunista. Questo compromesso durò fino alla cacciata delle sinistre dal governo dopo il viaggio a Washington di De  Gasperi del gennnaio 1947.
La cacciata dei sopra era la condizione necessaria per la concessione del prestito per contrattare il quale De Gasperi era andato in America. Alla cacciata delle sinistre dal governo seguì la deflazione einaudiana.
Egli considerava la religione una forma di alienaziome alla Feuerbach, ma non si era fermato a Feuerbach come aveva fatto Marx. Per lui, la religione era, come aveva scritto Burckhardt, una delle grandi potenze della storia. Le altre due erano la cultura e lo stato. Secondo Burckhardt, lo stato aveva trovato la  sua più elevata forma espressiva nel Rinascimento e in particolare nella Repubblica di Venezia.
In realtà, Burckhardt era caduto vittima del mito di Venezia che aveva le sue radici in opere come il De Situ di Sabellico, Venezia città nobilissima e singolare di Francesco Sansovino e nel De magistratibus di Gasparo Contarini, dove lo stato veneziano era considerato un modello di stato misto.
Il mito di Venezia aveva tratto in inganno i seguaci fiorentini di Savonarola, ma non era riuscito a fare altrettanto con Machiavelli, Bodin e, qualche secolo dopo, con Leopold von Ranke che dedicò un importante saggio alla Venezia del '500.
Malgrado il suo materialismo, egli non considerava l'uomo né una macchina né un computer. Per lui , Cartesio era stato tremendamente ingenuo a concepire l'uomo come una macchina idraulica composta di tubi, pompe aspiranti, prementi, leve, stantuffi, valvole; ed era altrettanto ingenuo chi oggi sostituiva neuroni e sinapsi alle pompe e agli stantuffi di Cartesio.
Per lui. come per Cassirer, l'uomo era un animale simbolico, per capire l'uomo occorreva capire il complesso della sua opera, compresa la religione.
Per lui, come per Marx e per Kierkegaard, l'uomo era un animale sociale che solo nella società poteva isolarsi, come Il lupo della steppa di Hesse, o "passare al bosco", per usare una efficace espressione di  Junger nel Trattato del ribelle. In questo ambito,  interessante ricordare il suo interesse per il pensiero di due eminenti nazisti come il già citato Junger e Carl Schmitt.
Di particolare interesse sono le sue osservazioni sul saggio sulla pace di Junger. Junger sottolineava infatti nel suo saggio scritto a Parigi nel 1942 dove egli era ufficiale d collegamento, che per fuzionare la pace doveva essere la pace di tutti, non poteva essere come la pace di Versailles, cioè la pace del vincitore.

Per il protagonista della nostra storia, come per Enzo Paci, il concetto fondamentale del marxismo era il concetto di alienazione, in particolare il  concetto di lavoro alienato già analizzato da Hegel nella Filsofia dello spirito di Jena che Marx non conosceva. La alienazione in parola era fondata sull'istituto giuridico della proprietà privata. Era infatti la proprietà privata dei mezzi di produzione che conferiva al capitalista il diritto di appropriarsi del plus-valore prodotto dall'operaio nel processo di lavorativo che era anche processo di valorizzazione del capitale.
A quel punto, notava il protagonista della nostra storia, Marx si ingolfava nella enunciazione di una serie di leggi nessuna delle quali era andata a fagiolo. Ciò accadde a causa del fatto che il capitalismo aveva cambiato attteggimento nei confronti della classe operaia che da "classe pericolosa" era diventata una potenziale alleata della borghesia. Alla luce di queste consderazioni, non dobbiamo stupirci se fu la Germania bismarkiana a dare i natali allo "stato sociale", cme ricordava tempo addietro Gerard Ritter  e se lo stato sicial venne cncepito, per sare a bella espressione di Tony Judt, uno "stato preventivo".
Nella disputa fra Lucàcks e Korsh, egli aveva assunto la posizione di Korsh. Per lui, Marx era un rivoluzionario. L'emblema della sua rivoluzione erano le Tesi su Feuerbach . La disputa sul marxismo non poteva ridursi a una questione di metodo, come pensava Lucàcks.
Nella disputa sorta in Italia attorno alla Intervista politico- filosofica di Lucio Colletti, egli si era schierato con Colletti nel senso che condivideva le critiche mosse da Colletti al metodo dialettico. A chi gli fece notare che, sostenendo le posizioni del Colletti dell'Intervista politico- filosofica entrava in contraddizione con il suo sostegno alle posizioni espresse da Colletti nel 1958 nella Introduzione ai Quaderni filosofici di Lenin, ricordò che nel 1958 l'attacco a Colletti era stato sferrato dalle pagine di Il contemporaneo, che era un supplemento mensile di Rinascita, da Valentino Gerratana e che l'obiettivo vero non era Colletti, ma Galvano della Volpe.
In effetti, nel Pci esistette per tutta la sua storia una forte corrente di pensiero di matrice storicistica che aveva trovato il suo momento di sintesi in Marxismo come storicismo di Nicola Badaloni; mentre il rappresentante più in vista dei "dialettici", Cesare Luporini, era stato il protagonista di un'altra disputa tipica di quegli anni sul "circolo concreto-astratto-concreto".
Egli pensava che la teoria della evoluzione, versione di Stephen Jay Gould costituisse un'utile approssimazione a quello che era accaduto nella realtà. Per Gould le mutazioni non dovevano esser viste come prodotto di un processo lineare continuo, ma avvenivano a grappoli. L'ultima di queste grandi mutazioni genetiche aveva portato alla cmpasa dall'uomo dal mento fronte verticale, polsi e caviglie sottili. In men che non si dica egli eliminò e probabilmente mangiò i neandertaliani che già abitavano il pianeta. In alcune regioni trovarono un modo di convivere. I discendenti di quei sangue misto camminano accanto a noi per le strade delle nostre città.
Un giorno, passando davanti  a una chiesa, il protagonista della nostra storia avvertì uno strano desiderio di entrare. Entrò e si guardò attorno. Egli era stato battezzato in quella chiesa e aveva fatto la prima comunione. Successivamente aveva servito messa. Allora, la messa veniva detta in latino; il sacerdote voltava le spalle ai fedeli... La prima volta che aveva risposto messa aveva provocato un incidente, rovesciando l'ampolla del vino.
Si avvicinò allo scaccino e gli chiese se c'era il parroco. Lo scaccino rispose che se voleva, lo andava a chiamare. In quel mentre, arrivò il parroco. Lo scaccino si allontanò. I due rimasero a confabulare da soli. Chi li vide, raccontò che parlavano fitto. Il giorno dopo, il parrroco fu visto suonare il campanello dell'abitazione del protagonista dlla nostra storia. Il parroco tornò più volte in quella casa incuriosito dallo strano comportamento del suo strano parrocchiano; finché una sera, ricevette una telefonata da parte del suo eccenrico parrocchiano che gli disse che voleva confessarsi. Il parroco non interpose tempo e andò a casa del suo  parrocchiano. La confessione durò un paio d'ore durante le quali il protagonista della nostra storia analizzò la sua vita alla luce dei Dieci comadamenti.
Alla fine, esausto, il parroco pronunciò l'Io ti assolvo. Il giorno di Natale il protagonista della nostra storia andò alla mesa delle dieci. Al momento della comunione il protagonista della nostra storia provò una strana sensazione, come se una mano si fosse appoggiata sulla sua  spalla. Il segnale era chiaro. Il tempo della libera uscita era finito. Era arrivato il tempo del ritorno in seno a madre Chiesa.
Il protagonista della notra storia aveva ricevuto una educazione religiosa tradizionale. A chi gli chiede cosa gli è accaduto, egli risponde di chiederlo al Creatore. Per il protagonista della nostra storia, era stata la mano che aveva sentito posarsi sulla spalla a indicargli la strada. Si mise in coda e avanzò lentamente verso il sacerdote  che distribuiva le ostie consacrate.
A chi gli obietta la sua incoerenza egli risponde che egli ha sentito una mano posarsi sulla e che attorno a lui c'era il vuoto e che comunque, come scrisse Pascal.il cuore ha delle ragioni ch la ragione non conosce. Io credo ch la verità sia un'altra.Non c'è verso di dimostrare l'esistenza d Dio dal punto di vista logico, come non è posssibile fare il contrario, cioè dimostrare la non esistenza di Dio.


D'altra parte, se è vdero che non 'è bisogno di Dio per spiegare l'universo, solo l'esistenza di Dio può dargli un senso.

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