sabato 28 gennaio 2017

TU SEI ME

Corrado Bevilacqua Tu Sei Me E’ da dieci anni che soffro della malattia di Parkinson e che trascorro ogni anno uno o due periodi di due mesi di riabilitazione al Fatebenefratelli di Venezia. Aggiungo che a causa del Parkinson ho perso anche Lorraine mia moglie, una americana figlia del presidente della Columbia University.“Non ti ha lasciato per il Parkinson, ma per i soldi”, disse il padre di Lorraine, dimostrando di conoscere la figlia meglio di me. Lorraine aveva studiato alla Merriman, la medesima università di Jackie Kennedy. Conseguita la laurea in microbiologia, aveva lavorato al Bellevue di New York dove aveva conosciuto Jane che più tardi avrebbe sposato il mio amico Roberto, un altro parkinsoniano. Quest’anno sono entrato al Fatebenefratelli di Venezia la mattina del 24 agosto. Conobbi Manù il pomeriggio di quello stesso giorno.. Manù era entrata in camera mia per salutare Leo, anche lui era un paziente del primario prima che questi venisse a Venezia. Manù vide sul mio letto dei fogli da disegno. Si avvicinò al letto e mi chiese se poteva prenderne uno in mano. Io risposi che glielo regalavo se le piaceva. Manu sorrise come se le mie parole la avessero colta di sorpresa. Si trattava di una natività postmoderna. Leo disse a Manù qualcosa che io però non compresi perché la mia attenzione era stata attratta da una donna non più giovane che era entrata nella mia stanza. Guardai la donna che seppi poi chiamarsi Rossana, la donna di cui Cyrano de Bergerac era follemente innamorato e notai immediatamente in lei qualcosa di familiare. Da quel quel giorno diventammo inseparabili. Una sera, Manù disse che era stanca e che non avrebbe partecipato alla consueta partita a scala quaranta. Gioca tu al posto mio - disse Manù. Io ribattei che era una vita che non giocavo. Allora, vieni con me - disse Manù . Arrivati in camera, Manù mi mostrò una foto. Vedi com’ero bella? - chiese Manù. Un pomeriggio Manu ed io camminavamo in giardino. -Io non volevo venire a Venezia perché ero lontana da casa. disse Manù - Adesso sono contenta perché ho conosciuto te. Quello che voleva dire era che quando era con me si sentiva compresa e che con me ella non doveva cercare di essere diversa da quella che era, perché io sapevo cosa voleva dire star male. Guardai Manù. Ella mi aveva appena tradotto in un italiano dall’inconfondibile accento basso padano una delle pagine più belle della filosofia occidentale. Mi riferisco alla pagina nella quale Schopenhauer evocava il detto Veda: Tu Sei Me. Qualche giorno dopo mi venne a trovare Pierluigi che come regali mi portò una copia della prima edizione americana di For whom the bell tolls dove sono riprodotti i famosi versi di John Donne: “No man is an Island…” Noi viviamo invece in una società individualista che lascia l’individuo da solo di fronte al dolore lascia l’uomo solo di fronte al dolore e se egli lamenta un po troppo a voce alta rischia di essere chiuso in manicomio. Nello stesso tempo siamo sommersi da programmi televisivi che fanno una autentica gara nell’accendere le telecamere su una innumerevole serie di casi pietosi. Questo però è l’esatto contrario di quello a cui pensava Manù, Si tratta infatti dello sfruttamento economico del dolore e, più, in generale, delle diverse situazioni di disagio. Dal punto di vista economico il problema può essere posto in questi termini. Come esiste un mercato delle arance. così esiste un mercato del dolore. Esiste cioè una domanda di dolore proveniente da chi consuma quotidianamente i programmi televisivi di attualità e c’è una offerta di dolore proveniente dalle diverse emittenti televisive che gestiscono i citati programmi televisivi. La ”sorrow economics” è un’economia a costi costanti costituiti essenzialmente dai costi di gestione dello studio e dai costi di produzione dei servizi che non variano al variare del numero dei morti, degli stupri ecc di cui si parla. Va da sé che maggiore è l’indice di ascolto, maggiore è il prezzo al quale gli spazi pubblicitari vengono messi in vendita. maggiori sono i profitti delle emittenti televisive. Volendo è possibile individuare il “punto a profitto zero”, ovvero, è possibile calcolare il numero di omicidi, stupri che è necessario mandare in onda per coprire i costi di produzione della trasmissione.

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