Corrado
Bevilacqua
Heri
dicebamus
Dicevamo
ieri.... Con queste esatte parole Luigi Einaudi riprendeva dopo la
caduta del fascismo il suo corso di scienza delle finanze
all'università di Torino. Dalle parole di Einaudi si evince che per
lui il fascismo era stato una parentesi, una sorta di invasione
degli Hyksos; ovvero, come disse Croce, una malattia morale che aveva
colpito la società italiana. La testi era suggestiva, ma non
veridica.
E'
sufficiente leggere una buona storia del fascismo per renderci conto
che il fascismo non fu una parentesi (P. Milza S. Bernstein Storia
del fascismo, Rizzoli; C. Seton Watson L'Italia dal liberalismo al
fascismo, Laterza. A. Lyttlteton La conquista del potere, Laterza; R.
Paxton Fascismo in azione, Mondadori; N. Poulantzas Fascismo e
dittatura, Jaca Book; L. Salvatorelli Nazionlfscismo, Einaudi; E.
Nolte I tre volti del fascismo, Sugarco, H. Arendt Origini del
totalitarismo, Einaudi; E. Collotti Fascismo e fascismi, Loescher; W.
Lacqueur Fascismi, Fazi).
Gli
italiani infatti sono per loro natura dei fascisti. Agli italiani
venne naturale il passo romano allo stesso modo che venne loro
naturale vestire la camicia nera, andare in piazza alla domenica ad
ascoltare il Duce e cantare: “Duce, Duce, per te morir. Il
giuramento nessun mai rinnegherà, snuda la spada quando tu lo vuoi e
gagliardettii al vento tutti verremo a te. Verrà, quel dì verrà
che la gran patria degli eroi ci chiamerà e noi gagliardetti al
vento tutti verremo a te...”.
Il livello massimo di
consenso venne raggiunto da Mussolini con la proclamazione
dell'impero nel 1936 ( G. Candeloro Storia d'Italia, IX, Feltrinelli;
R. De Felice Mussolini il Duce, Einaudi: D. Macksmith Musolini,
Rizzoli). A quel punto, Mussolini commise un gravissimo errore che
gli sarebbe costata la vita. Pur sapendo, come scrisse Macgregor
Knox, d'essere impreparato alla guerra, Mussolini decise di entrare
in guerra a fianco della Germania (Macgregor Knox Alleati di Hitler;
Garzanti: Id Destino comune, Einaudi. G. Rochat Le guerre
dell'Italia, Einaudi; G. Candeloro Storiad'Italia, IX, Le guerre del
fascismo, Feltrinelli).
L'Italia non aveva armi
adeguate ad una guerra moderna e le recenti guerre per costruire
l'impero avevano dato fondo alle riserve disponibili. L'Italia non
aveva inoltre una strategia, non aveva dei comandanti che fossero
all'altezza del compito. Mussolini che aveva ormai perso il senso
della realtà, ragionava ancora in termini di baionette innestate sui
vecchi 91-38, mentre i nostri soldati avevano scarpe con i chiodi e
le pezze da piedi. I nostri cantieri impiegavno tempi biblici per
produrre navi da trasporto. I canteri anericani producevano Liberties
come caramelle. Non avevamo né carri armati pesanti né aviazione
(Macgregor Knox Alleati cit).
La sconfitta militare
dell'Italia e la caduata del regme fascista erano nell'aria. Questa
situazione indusse alcuni gerarchi a tentare il colpo. Far fuori
Mussolini e salvare il regime. Messo in minoranza sull'ordine del
giorno Grandi, la notte tra il 25 e 26 luglio del 1943, Mussolini
venne arrestato dai carabinieri per ordine del re e venne portato a
Campo Imperatore sul Gran Sasso, dove venne liberato dai pracadutisti
tedeschi comandati da Otto Skorzeni. Hitler aveva una venerazione per
Mussolini, come William Deakin spiegò nel libro Una brutale
amicizia, e non poteva permettere che Mussolini restasse un giorno
più del necessario nelle mani del re. (W. Deakin Una brutale
amicizia, Einaudi).
Hitler liberò Mussolini,
ma Mussolini non era più il Mussolini di prima. Era prigioniero
dell'amico che, dopo averlo liberato, lo aveva posto agli arresti
domiciliari a villa Feltrinelli sul lago di Garda. I congiurati del
25 luglio vennero processati a Verona e condanati a morte per
fucilazione alla schiena Fra i fucilati v'era anche il genero di
Mussolini, il ministro egli esteri, Galeazzo Ciano marito di Edda
Mussolini, l'unica persona che il Duce aveva amato nella sua vita
Edda aveva messo in un cassetto il suo orgoglio ed era andata dal
padre per implorarlo a salvare il marito. Mussolini rispose che non
poteva fare nulla. La sentenza era esecutiva. Edda decise allora di
tentare l'impossibile pur di salvare il marito. Il suo tentativo
risultò inutile e Mussolini dopo aver perso la libertà perse anche
la figlia, l'amatissima Edda L'uomo che il sedicente colonnello
Valerio uccise a Dongo per ordine di Luigi Longo, comandante dei
Volontari della libertà e di Sandro Pertini del CLNAI, era un
cadavere vivente.
Qualcuno potrebbe
chiedersi perché non si processò Mussolini. Si può rispondere che
non si poteva. Processare Mussolini voleva dire processare gli
Italiani; voleva dire mettere sotto accusa usi e costumi di un popolo
che si era già assolto definendosi “brava gente”. Quando il
fascismo introdusse l'obbligo del giuramento di fedeltà al regime
per i dipendenti pubblici, solo 11 (undici dico undici) professori
universitari rifiutarono di prestare giuramento.
Gaetano Salvemini che era
già espatriato scrisse nelle Memorie di un fuoriuscito che era
difficile capire come questi proessori avrebbero potuto insegnare
Dante dopo aver giurato fedeltà al regime fascista. Salvemini
dimenticava la risposta di don Abbondio al cardinl Federigo Borromeo:
“O uno il coraggio ce l'ha o non ce l'ha. Non se lo può dare da
solo .”
Ruggero Zangrandi in Lungo
viaggio attraverso il fascismo” raccontò la storia di molti
intellettuali italiani che piegarono il capo e continuarono a
insegnare Dante anche dopo l'introduzione delle leggi razziali del
1938. Molti di loro diventarono poi comunisti e quando nel '68 le
univerità si infiammarono ebbero il coraggio di chiamarci “fascisti
rossi”! Di fronte a tali accuse provenienti da tali figuri, io non
potevo non chiedermi come essi potessero trovare spazio nel partito
di Gramsci La domanda era retorica. Erano uomini di potere.
Rappresentavano le glorie culturali del partito. Del resto lo stesso
De Gasperi era stato ministro senza portafoglio nel primo governo
Mussolini. Si definiva “un trentino prestato al'Italia” e aveva
votato come parlamentare austriaco la condanna a morte di Cesare
Battisti!
Al 25 luglio seguì l'8
settembre.(M. Aga Rossi Un paese allo sbando, Il mulino) Fu il caos.
Il re sciaboletta fuggì a Brindisi. Si imbarcò come un ladro e
lasciò il paese. Roma venne abbandonata a se stessa. Quando
arrivarono i tedeschi solo un manipolo di eroi la difese. Beppe
Fenoglio raccontò tutto ciò in Primavera di bellezza. 600.000
soldati italiani vennero abbadonati in Jugoslavia, Grecia e Russia,
dove dopo la disperata carica di cavalleria di Nikolajevka essi si
erano guadagnati il rispetto degli stessi soldati russi i quali erano
rimasti allibiti nel vedere i cavalleggeri italiani lanciarsi contro
i carri armati russi come i seicento di Baraklava.
Con l'8 settembre, per
l'Italia iniziò il periodo più cupo della sua storia. La Resistenza
fu infatti una vera e propria guerra civile che non si concluse
nemmeno con l'amnistia Togliatti. Una delle vittime più illustri di
questa guerra civile fu Giovanni Gentile. Filosofo, teorico del
fascismo, ministro della PI, Gentile venne ucciso da un commando
partigiano a Pisa nel '44. Gentile stava correggendo le bozze del suo
ultimo libro Genesi e struttura della società. Il libro è una
sintesi del suo pensiero su stato,individuo e società. A distanza di
tanti anni possiamo dire che se l'era voluta lui.
Roma venne liberata. Il
gen Clarck entrò da solo e disarmato in città. Napoli si era
liberata da sola. Le armate americane combatterono due anni in
Italia per liberare il paese dai nazisti, mentre la stragrande
mggiornza degli italiani era rimasta a guardare dei ragszzi che erano
cresciui a pollo fritto del Kentuki e torta di mele morire per noi!
La Resistenza fu un
fenmeno che interessò una piccola minoranza degli italiani. Ciò
spiega perché al referendum tra monarhia e repoubblica la repubblica
vinse per il rotto della cuffia e spiega pure la continutità dello
stato. Tutto ciò, a ben vedere, era implicito nella cisiddetta
svolta di Salerno dove Togliatti pronunciò un discorso che Nenni
definì la bomba Ercoli” nickname di Togliatti. Nel suo discorso
di Salerno, Togliatti sosteneva 1) che in Italia non ci sarebbe
stata alcuna rivoluzione; 2) che alla fine della guerra gli italiani
avrebbero scelto la loro forma di governo; 3) che fino a quel momento
l'Italia liberata dagli alleti sarebbe tata governata da un governo
di coalizione (P. Spriano Il compagno Ercoli, Editori riuniti; G.
Candeloro Storia d'Italia, X, Feltrinelli).
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